da Milano
«Se giochi tu, perché non potrei giocare anchio?», gli ha detto a Hernan Crespo. Non con arroganza, ma serio. Largentino lha presa bene, ma Mario Balotelli mica può sempre giocare sullequilibrio degli altri. Vede Ibrahimovic in allenamento, memorizza e poi ripete i medesimi movimenti, mette paura. Osserva e copia. I problemi arriveranno, per ora gli altri del gruppo cercano di non dargli peso, in fondo è solo un minorenne che ha preso a spallate Birindelli e ha fatto girare la testa a Legrottaglie e Stendardo. Solo che quando Mancini ha iniziato a tenerlo sotto tiro lui allinizio è stato al gioco, poi un bel giorno gli fa: «Oh, se vengo in prima squadra voglio giocare!».
Dice Evaristo Beccalossi che il ragazzo non è solo grosso, è anche sveglio, e probabilmente con lui si potrebbero sovvertire gli antichi stereotipi: «Questo sa già fare tutto a 17 anni. E bene. Non è uno che lo vedi e dici: adesso lo mandiamo a farsi le ossa. Io non credo sia una buona idea mandarlo in giro a maturare. In mezzo a tante punte forti, straniere e sui trentanni, allInter ci può stare anche un ragazzino italiano. Io alla sua età non avevo la sua personalità. Non è sfrontato, è uno che ha capito che può già stare nel gruppo con gli altri».
Sempre stato così, carattere di ferro. Il suo ex allenatore al Lumezzane dice che come lha visto ha capito, grande coordinazione nonostante laltezza, con movimenti che per altri restano impossibili: «Ma mi sento di dire che il suo non è un carattere facile - ha ricordato Michele Cavalli -. Spesso ci ha fatto tribolare con frequenti bisticci con i compagni, proprio a causa di questa sua esuberanza incontenibile».
A Balotelli non gliene frega niente. Presa con le dovute pinze potrebbe essere questa la didascalia sotto la sua foto. Entra e non ha timore di nessuno, come allOlimpico quando a pochi minuti dalla fine ha messo la palla sotto la suola, e ha atteso che gli juventini si facessero sotto. Oppure quando Legrottaglie lo ha preso per il colletto e lui si è girato, senza neppure fermarsi, senza cambiare passo. Punto e basta.
Bene, potrebbe diventare materia di studio. Senza rovinarlo con i test e louting, perchè dopo quei due gol pesanti alla Juventus, adesso arriva il difficile, e non solo per lui.
Giuseppe Bergomi sta con Beccalossi: «Questo Balotelli è dura prestarlo perché abbiamo già visto che talento ha. Bisogna solo tenerlo a freno». O forse il contrario, chi dice di conoscerlo bene, è convinto che Mario Balotelli sia uno che esprime il meglio quando si sente libero. Allora magari diventa perfino un saggio: «Siete stupiti perché non esulto dopo un mio gol? Ma se giochi attaccante, è normale che fai dei gol. Perché dovrei esultare se alla fine faccio solo il mio dovere?».
Ragionamento che non fa una grinza. Solo che mentre lo stadio ribolle, restare con le mani in tasca resta un mistero di autocontrollo.
La gente lo sta conoscendo solo ora, e già si preoccupa. Sul suo Official website gli interisti temono che Moratti lo ceda in prestito a giugno, e i ghanesi che finisca con lindossare la maglia azzurra: «E faccia la fine di Desailly».
Il problema della cittadinanza è curioso, pur essendo nato a Palermo, a causa di cavilli giuridici rimasti tuttora irrisolti, il suo affido ha difficoltà a trasformarsi in adozione. Vittima di una bizzarria tutta italiana: nasce in Italia, vive in Italia ma non è cittadino italiano. Unanomalia di cui sono rimasti vittime anche quei club europei che avevano puntato Balotelli ancora quindicenne. Per esempio il Barcellona che lo aggregò alla cantera della squadra per quasi una settimana, rinunciando poi al tesseramento proprio a causa della sua incerta nazionalità. Un colpo per Massimo Moratti che lo ha pagato quasi niente, 370mila euro: «È forte, è un ragazzo che se non sbaglia in altre cose, ha la possibilità di fare una bella carriera - ha detto il presidente -. Bisogna fare molta attenzione con lui perchè è giovane, però le qualità le ha e sarebbe un errore da parte sua non sfruttarle al massimo. Cessione in prestito? Non ci abbiamo mai pensato».
Mancini per ora si è limitato a convincerlo ad avere un buon rendimento scolastico prima di aprire le ali e volare alto. Il ragazzo a scuola, per un certo periodo, pare non ci andasse proprio.
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