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Il Ferrari d'Inghilterra che ha vinto Mondiali seduto su una carrozzina

Ha dominato per venti anni. Fu segnato dalla tragedia di Senna morto su una sua monoposto

Il Ferrari d'Inghilterra che ha vinto Mondiali seduto su una carrozzina

Sir Frank Williams era il Ferrari d'Inghilterra. O almeno avrebbe voluto diventarlo perché anche lui aveva dentro una passione infinita per le corse automobilistiche e il sogno di vincere con un'auto che portava il suo nome. Ferrari ha fatto questo e altro, aggiungendo i motori alle monoposto e soprattutto costruendo auto stradali da impazzire, cosa che invece a un altro che avrebbe voluto essere Ferrari, Colin Chapman, era riuscita. Frank si è fermato alle vittorie in pista ma è stato, come ha sottolineato ieri Stefano Domenicali, un vero gigante della Formula 1, l'ultimo ad arrendersi al mondo che stava cambiando. Ha fondato la sua Williams Racing insieme a Patrick Head nel 1977, cominciando l'avventura in un'ex negozio di tappeti. Prima di lasciarla in gestione alla figlia e poi di venderla definitivamente lo scorso anno, aveva scritto pagine importanti nella storia della Formula 1 conquistando 9 titoli costruttori e 7 piloti anche se gli ultimi mondiali risalgono al 1997, all'epoca di Jacques Villeneuve e l'ultima delle 114 vittorie al Gran premio di Spagna del 2012 quando Pastor Maldonado sorprese il mondo e probabilmente pure se stesso.

Frank se ne è andato prima di compiere 80 anni. Da tempo non lo si vedeva più. Soffriva in silenzio. Non in solitudine. Era tetraplegico dal 1986, eppure dopo esser rimasto per sei settimane tra la vita e la morte in un ospedale francese, non aveva mai abbandonato il suo sogno. Comandava da una sedia a rotelle. Gli bastavano uno sguardo, una parola, anche quando faceva fatica a far uscire il fiato da quel fisico che lo imprigionava. È stato un Alex Zanardi prima ancora che noi imparassimo ad amare Alex e forse è un segno del destino che Alex in Formula 1 abbia corso anche per la sua squadra.

Sir Frank, che era stato un buon maratoneta, non ha però mai avuto la possibilità di muovere neppure le braccia. Una tortura per un uomo che era follemente innamorato della velocità. «L'ho amata e se sono finito su una sedia a rotelle è proprio per colpa della velocità», ammette riferendosi all'incidente. Stava guidando come un folle per raggiungere l'aeroporto di Marsiglia da Le Castellet dove aveva assistito alle prove del team. Aveva fretta di rientrare a Londra proprio per partecipare a una maratona. Si è capottato, come gli è successo decine di volta in strada e prima in pista quando tentando di fare il pilota finiva fuori troppo frequentemente.

Era spregiudicato in pista come negli affari. Si racconta che quando cercava di guadagnare vendendo auto agli italiani gli capitava di farsi rimandare in Inghilterra la vecchia monoposto, di lavorarci su per mesi, cambiare le targhette identificative del telaio e rivendere come nuova la stessa auto al vecchio proprietario. È andato avanti a farlo per anni, pare che nessuno se ne accorgesse. Per anni, poi, si racconta che scappasse dagli hotel con i suoi meccanici perché non aveva soldi per pagare i conti. Quando è diventato abbastanza forte e ricco da poter pagare debiti e fornitori, si è trovato alle prese con altri conti da pagare, oltre a quello della sua condizione fisica. La morte di Piers Courage negli anni Settanta e quella di Ayrton Senna nel 1984. Lui che per primo aveva offerto ad Ayrton la possibilità di salire su una Formula 1, lo aveva visto morire su una sua auto, per un problema tecnico, una leggerezza dei suoi ingegneri. Frank che raccontava «non è una cosa da uomini far vedere le proprie emozioni», provò a tenersi tutto dentro anche quella volta. «A casa nostra Ayrton è stato considerato un Dio per lungo tempo racconta Claire in un bel documentario della Bbc distribuito su varie piattaforme anche in Italia -. Papà ne era innamorato. Lo aveva nel cuore, nella testa e voleva assolutamente portarlo in squadra. Alla fine il suo sogno si è avverato, ma è finito nel peggior modo possibile».

Chissà che si diranno rivedendosi lassù.

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