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Il gap year di Sandro Piccinini: "Per un anno basta telecronache"

In un'intervista al Corriere della Sera, il popolare telecronista sportivo ha detto basta: "Dopo una favola lunga 30 anni si chiude il mio ciclo con Mediaset. In attesa di una nuova proposta, l'anno prossimo solo viaggi e trasferte di piacere"

Il gap year di Sandro Piccinini: "Per un anno basta telecronache"

"Dopo una favola lunga 30 anni finisce un ciclo. L'anno prossimo starò fermo". Sandro Piccinini dice basta, almeno per ora. Dopo tre decenni ininterrotti di telecronache per Mediaset, il popolare telecronista ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera che l'anno prossimo si prenderà un anno di pausa. "Solo viaggi e trasferte di piacere", ha dichiarato il diretto interessato, che ha giustificato il suo - momentaneo - addio al Biscione con un mix di motivi "personali e professionali".

È stato tra i protagonisti dei Mondiali in Russia, entrando nelle case di tutti gli italiani e raccontando le partite con alcune delle sue proverbiali espressioni. "Sciabolata morbida", "Cerca un'idea", "Rete incredibile" e "Proprio lui"... Frasi di un repertorio entrato nel vocabolario comune che, per un anno, non usciranno più dalla sua bocca. Sandro Piccinini dice addio a Mediaset. È stato lo stesso telecronista a renderlo noto al Corriere della Sera, dove ha spiegato così le ragioni dietro alla sua decisione di farsi momentaneamente da parte. "Perché l'ho fatto? Per vari motivi che non sto qui a dilungarmi a spiegare, sia privati sia professionali, non ci sono più le condizioni per continuare. In attesa in futuro di trovare una proposta che mi stimoli, l’anno prossimo starò fermo. In agenda avrò solo viaggi e trasferte di piacere", ha spiegato Piccinini, che a cavallo degli anni 2000 ha conquistato la ribalta nazionale con il suo "Controcampo", una trasmissione sul calcio che ha fatto scuola grazie all'inconfondibile stile del presentatore e alla cerchia di ospiti che radunava attorno a sé, come Giampiero Mughini e Diego Abatantuono. Ma Sandro Piccinini, 60 anni appena compiuti e figlio dell'ex giocatore juventino Alberto - da cui ha "ereditato" la fede bianconera - alla conduzione sul piccolo schermo ha sempre preferito il microfono del telecronista.

"Che dev'essere al servizio dell'evento, dando la giusta enfasi senza esagerare. Il telecronista non deve essere protagonista, non deve sovrapporsi all’evento, i fenomeni sono i giocatori in campo, non devi essere tu a fare il fenomeno", ha detto Piccinini, aggiungendo che la sua passione per la telecronaca era nata grazie a Enrico Ameri. "Io vedevo le partite con le telecronache di Martellini e Pizzul: erano molto seriosi, con un racconto istituzionale, anche un po’ notarile. In radio la voce di punta era Sandro Ciotti che aveva un vocabolario più ricco di Ameri e ne sentivi anche la punteggiatura. Ma Ameri mi colpì per la sua enfasi già a partire dal suo timbro eccezionale. E poi era l’unico la cui voce andava in sync con quello che succedeva. In radio sentivi prima il boato e poi il radiocronista che diceva che era gol; Ameri urlava rete nello stesso momento del boato. Aveva un ritmo bestiale, un racconto coinvolgente.

Ho adattato alla tv il suo modo di raccontare", ha concluso Piccinini.

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