dal nostro inviato ad Appiano G.
«Potevo anche continuare a giocare...». Lo guardi e non fai fatica a credergli. Javier Zanetti è fisicamente impeccabile e domenica prima di Inter-Roma, nella sfida tra le leggende dei due club, sarà tra i pochi a non smettere un attimo di correre.
È la tua partita, quel gol nel 2008 decisivo per lo scudetto.
«Soprattutto la corsa per tutto il campo con i compagni che mi urlavano di fermarmi, con Vieira che non riusciva a prendermi...».
C'era Totti e c'è ancora. Col tormentone del ritiro...
«Bisogna essere intelligenti, scegliere il momento giusto. Meglio farlo quando si sta bene e non aspettare che gli altri te lo facciano capire da come ti guardano senza dirti niente. Bisogna evitare di sentirsi sopportati. Io ho deciso in un momento in cui stava iniziando un altro ciclo e la società stava cambiando».
Inter-Roma vale un posto Champions...
«D'ora in poi sotto tutte finali».
Questa è la visione di campo e quella da dirigente?
«Non andare in Champions non cambia la missione di Suning: un progetto non può dipendere da un risultato».
Com'è Zanetti in società...
«Mi sono sempre messo a disposizione: la vicepresidenza è stata una sorpresa. Io volevo solo continuare a rendermi utile».
Dopo quasi 3 anni come va?
«È una nuova fase della mia vita. Continuo a imparare. Un passo alla volta, mi sento sempre più coinvolto nelle decisioni importanti e apprezzato, ma anche se fosse solo un ruolo di rappresentanza sarebbe un onore. Prima ero giudicato per quello che facevo in campo sotto gli occhi di tutti. Ora ciò che faccio non si vede. E a me piace lavorare in silenzio».
In quali ambiti interviene?
«Supporto l'area sportiva, parlo molto con Pioli e i ragazzi. Ma firmo anche contratti di marketing. Suning mi vuole operativo a trecentosessanta gradi. Ho smesso di giocare e mi sono messo a studiare: non avrei mai voluto fare la figura dell'impreparato a una riunione».
In campo faceva chilometri...
«Adesso esco da un riunione ed entro in un'altra. Mia moglie scherzando mi dice: Ti vedevo di più quando giocavi...».
Steven Zhang si è trasferito a Milano...
«L'approccio di Suning è quello di coinvolgere tutti, per essere una grande famiglia. Steven mi vuole sempre vicino perché rispettano tantissimo la storia dell'Inter. Parliamo tanto. Il fatto che siano qui è molto positivo perché da vicino si capisce meglio che succede in un calcio complicato come il nostro. Era solo una questione di tempo».
Il primo momento significativo della nuova gestione?
«La scelta di Pioli».
Per i tifosi Suning fa rima con soldi, cosa ne pensa?
«Io metterei i soldi in secondo piano, il progetto conta molto di più. Però non nego che avere un gruppo così che ti supporta è un beneficio. Nella mia filosofia una squadra si deve avvicinare il più possibile a una famiglia che rispecchi i valori della società. Poi viene tutto il resto».
Quale è la strategia?
«Abbiamo i piedi a Milano e la testa al mondo. Suning ha grandi ambizioni. Nell'ultimo rapporto Deloitte rispetto al fatturato del Manchester United c'è troppa differenza. Ci stiamo espandendo, dobbiamo aumentare ricavi. Abbiamo due classifiche: la squadra deve inseguire la Champions League, noi la top 10 dei club europei».
La Juve può essere un punto di riferimento?
«No. Abbiamo due storie completamente diverse. Le nostre idee e il nostro dna sono diversi. Comunque la Juventus al di là delle vittorie sta facendo bene da diversi anni a partire dallo stadio di proprietà».
Juve vuol dire Derby d'Italia: sempre polemiche...
«L'ultimo rispetto al '98 è stata una caramella...».
Icardi ha preso due giornate di squalifica...
«È una partita sempre carica di tensione, che ha tradito Mauro. Lui si è accorto subito di aver sbagliato, ha chiesto scusa agli arbitri davanti a me.€ È un ragazzo educato, ci tengo che si sappia».
La storia di Icardi è simile alla sua...
«Abbiamo due personalità diverse, ma anche Mauro ci tiene tantissimo al club: per l'età e ruolo sta facendo grandi cose. Merita la nazionale. Intanto con la voglia accumulata in queste due giornate di stop dico che sarà lui a decidere la gara con la Roma».
O magari Gagliardini...
«Incarna i valori dell'Inter, educato, professionale. Non è solo il presente, è un punto fermo anche per il futuro».
Verso un'Inter più italiana?
«Dipende. Se ci sono 11 stranieri che pensano solo al bene dell'Inter, è uguale. Comunque una delle nostre priorità è avere un occhio di riguardo per i giovani italiani».
Chi le piace?
«Berardi, Bernardeschi e Belotti, ma se investi sui giovani bisogna saperli aspettare».
Come Gabigol?
«Siamo stati bravi all'inizio. Perché l'Inter per lui non doveva essere un punto di arrivo, ma di partenza».
Cosa pensa del caso Bonucci-Allegri?
«Succede, la cosa importante è che finisca lì. Un incidente di percorso non può distogliere dall'obiettivo».
E con i tecnici che ha avuto com'è andata?
«Con qualcuno ho discusso, ma ho messo da parte l'interesse personale per il bene della squadra».
Anche con Mazzarri?
«Non mi ha fatto giocare il derby, l'ultima partita mi ha mandato in panchina ma non ho mai detto nulla. Ci può stare di non essere d'accordo, ma il rispetto non è mai mancato. E alla fine l'ho ringraziato perché per me dopo l'infortunio tutto quello che è venuto è sempre stato un di più».
Da dirigente ora ha Pioli...
«Arrivato nel momento di grande difficoltà, siamo stati bravi a fare squadra. Mi ha colpito per l'umiltà e la cultura del lavoro».
E a lei l'ha mai sfiorata l'idea di fare l'allenatore?
«Mai. Troppo stress».
Preferisce presidente?
La risposta è una grande risata: «Sono contento così. Facchetti? È sempre un punto di riferimento».
In Argentina il calcio è nel caos, se la chiamassero?
«Già fatto. Ma il mio presente e futuro è l'Inter. Darò se posso una mano, visto il mio nuovo incarico alla Fifa».
La Fifa sta coinvolgendo gli ex: il calcio ai calciatori?
«In Italia ci sono Zanetti, Nedved... e basta. Spero che Gigi (Buffon) e Francesco (Totti) restino nel movimento anche dopo. È sbagliata l'idea che gli ex campioni siano ingombranti: l'esperienza sul campo conta».
Arrivano i cinesi del Milan...
«Ben vengano se servono alla crescita del calcio italiano».
E domani Donnarumma fa 18 anni...
«Ne approfitto per fargli gli auguri. Con lui e gli altri giovani l'Italia ha un grande futuro».
Donnarumma è il nuovo Buffon: e il nuovo Zanetti?
«È mio figlio. A quattro anni e già corre, corre, corre...».
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