«La Formula 1 non è mai stata la cosa più importante della mia vita». È un bel punto di partenza per chiacchierare con chi ha appena firmato il rinnovo del contratto con l'Alfa Romeo Sauber che lo terrà in pista fino a 42 anni. Ma Kimi Raikkonen è fatto così. Non gli bastano ancora i 324 Gran premi già corsi in 18 anni di carriera. La maledetta stagione del Covid, con pochi contatti e pochissime interviste, probabilmente ha contribuito ad allungargli la vita sportiva.
Kimi ma chi glielo ha fatto fare?
«Mi diverto».
Sarà il suo ultimo anno?
«Non lo so. Chi può dirlo. Anche quando è cominciata questa stagione non sapevo se sarei andato avanti. Se mi diverto ancora potrei anche continuare».
Che cosa le piace della F1?
«Guidare, gareggiare».
E poi?
«Basta. Nient'altro. Ma a chi piacerebbe tutto il resto».
Quando ha debuttato nel 2001 in Australia avrebbe mai ipotizzato di essere ancora qui vent'anni dopo?
«All'inizio non sapevo neppure se avrei finito la stagione, avevo una super licenza a tempo Mai pensato di poter essere ancora qui adesso».
Che cosa c'è di diverso tra la F1 di allora e quella di oggi?
«Io faccio sempre le stesse cose. Non c'è grande differenza. Sono cambiare le auto, i motori, le gomme, le piste, i compagni. Ma poi quando ti metti al volante devi sempre cercare di andare più veloce possibile».
Cosa che le è riuscita benissimo nel primo giro a Portimao. Da sedicesimo a sesto. Emozionato?
«È stato grande passare così tanta gente in un giro, ma non mi esalto certo per un giro solo... Sarebbe stato meglio passarli tutti all'ultimo giro».
Che cosa l'ha convinta a restare all'Alfa Romeo Sauber?
«Semplice: perché questa squadra per me è più di un team, è quasi una seconda famiglia. Non fraintendete la mia famiglia è a casa che mi aspetta ed è insostituibile, ma qui mi guardo attorno e trovo ancora molte delle persone che ho conosciuto quando ho debuttato con loro in F1 nel 2001».
A proposito di famiglia, si è divertito a girare gli spot per l'Alfa con sua moglie?
«Secondo voi io posso divertirmi a fare l'attore? Non fa proprio per me. Ma farlo con mia moglie mi è piaciuto, siamo stati bene e poi attorno a noi ha lavorato tanta brava gente».
E suo figlio Robin farà il pilota? Lei che cosa gli consiglia?
«Io non lo spingo. Se gli piacerà lo aiuterò. Ogni tanto andiamo a correre coi kart. Ci sono giorni che dopo 5 giri si stufa e vuol tornare a casa, altri che dopo 50 non vorrebbe smettere».
Chissà da chi avrà preso... Mi sembra che stia facendo con Antonio Giovinazzi quello che Ibrahimovic sta facendo coi giovani del Milan. E così l'italiano migliora gara dopo gara
«Conosco Ibra, ma il calcio è diverso, è un vero gioco di squadra. Io ad Antonio non nascondo nulla e se lui osservandomi impara sono contento, ma quando saliamo in macchina ognuno pensa a se stesso. Però se un giovane mi chiede io lo aiuto, non sono geloso dei miei dati, mi fa piacere aiutare».
Ha detto che Antonio e Seb sono gli unici amici in Formula 1. Con Antonio si è divertito sul Nurburgring con la Giulia Quadrifoglio un video imperdibile?
«Ha visto che paura gli ho messo? Un vero fifone Ma lo capisco, anch'io faccio così quando guida mia moglie...»
A proposito di Seb, sorpreso di come stia andando in Ferrari quest'anno?
«Non credo che sia molto felice di quello che gli sta succedendo. Ma in Formula 1 nulla ti sorprende davvero. Perché tutto vada bene un sacco di piccole cose devono funzionare e non sempre succede». Sembra una storia che lui ha già vissuto. Anche se l'ultima zampata ad Austin nel 2018, lui riuscì a darla.
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