"Italia, con il pressing e i dribbling di Chiesa non pensare agli aiutini"

Intervista a Fabio Capello, ex ct inglese ed eroe di Wembley in azzurro: "Loro bravi ma non hanno le doti della Spagna"

"Italia, con il pressing e i dribbling di Chiesa non pensare agli aiutini"

Fabio Capello è il nostro Virgilio di Italia-Inghilterra, finale dell'europeo 2020, fissata per domenica 11 luglio, a Wembley, tempio calcistico di Londra. È da qualche anno commentatore principe di Sky sport, e nel suo glorioso curriculum di tecnico ci sono i trionfi Champions con il Milan, poi quelli con il Real Madrid e l'esperienza da ct dell'Inghilterra. A Londra è di casa, a Londra è in questi giorni che precedono l'evento.

Allora don Fabio, lei è la nostra guida calcistica alla scoperta di questa nuova Inghilterra: ci racconta le sue caratteristiche?

«È una nazionale dotata di due qualità decisive: è giovane e ha talento. È stata costruita una squadra che può contare inoltre su uno spirito bellissimo».

Nella prima parte della semifinale contro la Danimarca non ha fornito questa impressione...

«Verissimo. Forse perché ha patito, sotto l'aspetto psicologico, il peso della responsabilità: giocare a Wembley, davanti al suo pubblico, per guadagnare la finale non è così semplice. E infatti li ho visti un po' bloccati, all'inizio, specie dopo il gol subito. Poi, conquistato il pareggio, si sono sciolti ma fino a quando hanno subito il pressing danese hanno tradito qualche difficoltà».

Da mercoledì notte è partito un dibattito polemico sul rigore che ha di fatto orientato il risultato della semifinale: che opinione ha Fabio Capello?

«Il mio parere è molto semplice: quando c'è da prendere una decisione così importante come per un cartellino rosso o per un rigore, se il collega davanti al video ti esprime dei dubbi, devi andare a controllare e rivedere l'azione. Questo è mancato nell'occasione dando la spinta alle polemiche. E non va bene. Gli arbitri lo fanno, spesso, per non intaccare la propria prestazione e invece devono rendere un servigio migliore proprio controllando al video se la scelta iniziale è stata corretta oppure no. È l'umiltà che manca».

La conseguenza è la seguente: tutti i media italiani cominciano a temere che anche nel corso della finale, l'Inghilterra possa ricevere il classico «aiutino» che va molto di moda dalle nostre parti...

«No, no, non è così e non mi piacciono questi ragionamenti. Bisogna avere rispetto per tutti. Anche perché non bisogna sporcare il clima stupendo che ho vissuto l'altra sera a Wembley quando addirittura era impossibile parlare tra di noi, nella postazione di Sky, per il gran clamore che c'era. Devo confessare: mi sono venuti i brividi nel riascoltare l'atmosfera di festa. Si capisce al volo che c'è, tra la gente comune e che torna a frequentare gli stadi, la voglia di riprendere in mano la propria vita dopo aver patito la crisi di astinenza».

L'Italia con la Spagna ha sofferto, patito il loro palleggio, accontentandosi di fare contropiede...

«Anche qui va fatta una premessa importante: non abbiamo giocato quella partita per scelta, abbiamo dovuto farlo perché la Spagna ci ha obbligato a subire il suo palleggio ritmato che svolge da sempre con grande padronanza tecnica. Tra l'altro, al contrario degli inglesi, se pressi gli spagnoli come pure i ragazzi di Mancini hanno provato a fare in qualche occasione, loro non vanno in difficoltà perché sono abituati a uscire con la palla al piede da quelle curve. Con l'Inghilterra non andrà così: non hanno la stessa abilità».

Dopo la fatica con la Spagna, è il caso di «rinfrescare» lo schieramento azzurro?

«Entro domenica possono recuperare le energie perdute. E poi c'è una novità che ha scombussolato lo schema del calcio precedente. I 5 cambi ti consentono di cambiare assetto e reparti durante la partita senza perdere qualità perché le panchine, sia inglese che italiana, offrono alternative prestigiose. Mancini ha questa possibilità: chi entra dopo vale quanto i titolari schierati all'inizio».

C'è un solo azzurro al centro delle critiche: Immobile. Caro don Fabio, lei da ct cosa farebbe?

«Non entro nelle questioni personali. Mancini è l'unico in grado di giudicare e valutare: lo vede tutti i giorni, ne conosce caratteristiche e temperamento».

Se dovesse cogliere una novità positiva tratta da questo europeo cosa segnalerebbe?

«Segnalerei due aspetti. Il primo: l'esplosione di giocatori di grande talento. Il secondo: è tornato di moda il dribbling. E aggiungo che da questo punto di vista l'europeo di Spinazzola merita una citazione speciale. Perciò confido molto in Chiesa, un altro capace di scavare la differenza con questa abilità. Non sono i soli. Ce ne sono tanti, da Sterling fino a Dani Olmo e De Bruyne».

Chiudiamo col suo ricordo personale di Wembley, quel gol rimasto storico...

«Nell'ultimo allenamento, prima di

quella sfida, feci gol portando alla vittoria il mio gruppo. Prima di lasciare il prato di Wembley, calciai a porta vuota dal limite dell'area, accompagnata dalla frase non si sa mai. Ecco io la ripeto ora: non si sa mai...».

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