Il fuoco. E d'altronde: come si fa a non averlo dentro dopo 7 Slam vinti in singolare, 14 in doppio, 49 titoli Wta e 5 medaglie olimpiche (e 4 sono d'oro). E infatti è quello che ancora arde in Venus Williams, anche quand'è seduta in una poltroncina del Four Season di Praga, intenta a mangiare spiedini di frutta con aria distratta. Basta una domanda e si accende. Venus è il fuoco del Pirelli Cal 2026 firmato da Sølve Sundsbø, ed è soprattutto ancora l'icona di un tennis femminile che rimpiange l'epoca in cui, con Serena, aveva travolto il circuito. Loro sono diventate un mito, un film e adesso entrambe anche foto da calendario: "Ma non chiedetevi quale sia il migliore tra il suo e il mio dice divertita -: sbagliereste comunque". È rimasta quella ragazza che si infiamma all'improvviso, ride, si agita con gesti spontanei quasi fuori quota per una 45enne di successo. E sembra davvero la stessa che, diciassettenne, arrivò in finale agli UsOpen, il primo step di un progetto più grande disegnato da papà Richard. Ha superato le montagne dello sport, ha imparato a convivere col dolore che le provoca la sindrome di Sjögren, si è sempre rialzata "anche quando avrei voluto rimanere distesa e senza forze". È ancora la bellezza di Venere, ed è anche un po' italiana dopo il matrimonio con Andrea Preti. Soprattutto è ancora tennista.
Venus è sempre accesa
"Certo: resto sempre competitiva, con me stessa e con gli altri. Ogni giorno sono in lotta, a volte mi sento di esserlo anche per la vita. Se questo è fuoco, allora sono proprio io".
Posare su un set: quanto è stato complicato?
"Il mio motto è: non chiediamo meno sfide, chiediamo più capacità di vincerle. Per questo mi piace cercare di oltrepassare il confine, superare ogni ostacolo è come toccare la vetta della vita. E non potevo chiedere di meglio: sono arrivata al Top, dopo aver vinto Wimbledon c'era solo il Calendario".
"Bisogna essere forti mentalmente": l'ha insegnato il tennis?
"Il discorso, in generale, è che la vita mette spesso davanti difficoltà a cui bisogna reagire. Il tennis dà un buon metodo: aiuta a essere pronti di testa, ma soprattutto a prepararsi a lungo prima di entrare in campo".
Le emozioni ingannano.
"Sempre: le emozioni non guidano le prestazioni. Io ho sempre cercato di tenerle fuori dallo sport. Si deve restare concentrati, preparati e convinti di aver fatto tutto nel modo giusto per vincere".
Questo è il segreto, dunque. Ma funziona davvero per tutti?
"La forza vera inizia prima di giocare. La preparazione è una disciplina che si costruisce nel tempo, non nel momento dell'azione. Coltivare la mente e la resistenza è tanto importante quanto colpire la palla".
A proposito: quanto può essere sensuale colpire una pallina?
"Sensuale? Nulla: devi solo tirarla più forte che puoi".
Si è spento il fuoco del tennis?
"Assolutamente no. Lo so, è una follia, ma è divertente: tornerò a giocare a gennaio, con la stagione che inizia in Nuova Zelanda".
La domanda sorge spontanea: perché?
"Ogni esperienza lascia ricordi e insegnamenti. Continuo a vivere una passione che unisce le persone di tutto il mondo: questo mi rende una persona migliore".
Da italiana: un giudizio su Sinner?
"Wow, lui sì che è on fire: è lo sarà per almeno un decennio. È affascinante vedere quanto sia seguito in Italia, e io spero che continui ad aiutare il tennis a crescere. Lo merita questo sport e lo meritate anche voi. E ora posso dire: lo merito anch'io...".
Venus e l'Italia per
sempre"Io amo l'Italia perché è sinonimo di gelato, di pizza, di pasta e di persone gentili. Se non ti piacciono queste cose, non è il posto per te. Ma per me invece è la casa del tennis e delle grandi emozioni".