Jonny vola al Tour e il digiuno italiano finisce dopo 6 anni

Il friulano vince 113 tappe dopo Nibali e nel giorno di Pantani sull'Alpe d'Huez 1995

Jonny vola al Tour e il digiuno italiano finisce dopo 6 anni
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L'apertura alare non è quella di un gabbiano, ma di un albatros urlatore. Jonny non urla, ma si inchina. Come a sancire la sacralità di un momento. Jonny ha il tempo di sentire che qualcosa sta per accadere, soprattutto non sente più nessuno alle sue spalle. C'è solo paperino Wout Van Aert, che ad un certo punto si rimette in scia, buono buono, per incamerare l'ennesimo secondo posto.

L'apertura alare è quella del gabbiano Jonathan Milan, che per l'occasione sembra un albatros urlatore. Lui si inchina, visto che i suoi avversari dispersi si sono già inchinati al suo strapotere. Laval, la cittadina capoluogo del dipartimento della Mayenne, nella regione dei Paesi della Loira, celebra un evento, anzi, più d'uno: registra la prima vittoria al Tour di questo ragazzone di 24 anni all'esordio sulle strade di Francia e certifica la fine di un digiuno italiano durato la bellezza di 113 tappe. L'ultima gioia risaliva a sei anni fa o 2.176 giorni: la firmò Nibali, a Val Thorens, il 27 luglio. Succede in un giorno che per il ciclismo italiano qualcosa significa, visto che il 12 luglio di trent'anni fa Marco Pantani andò a vincere per la prima volta sul traguardo dell'Alpe d'Huez. "Non ho mai visto un corridore andare così forte in salita", ebbe modo di dire l'allora ct azzurro, il leggendario Alfredo Martini ai microfoni Rai, sollecitato dall'impareggiabile Adriano De Zan.

"Ce la siamo meritata", dice un più che emozionato Jonny Milan, che subito dopo la sua travolgente volata (multato per aver ostacolato un avversario) ha passato cinque minuti buoni a distribuire baci e abbracci a tutti i compagni di squadra della Lidl Trek, che ieri l'hanno portato in zona volata, perché poi il friulano di Buja ci ha dovuto mettere del suo, con gli ultimi 700 metri esemplari. Prima resiste a Groves che prova a prendergli la posizione, poi fa a spallate con Van der Poel e poi gli prende la ruota quando gli si apre un varco verso le transenne, prima di partire a tutta al centro strada ed esplodere tutta la cilindrata di un motore che in gruppo dicono nessuno può predisporre. "Oggi eravamo tutti lì con la testa, sapevamo benissimo cosa fare. Io sapevo di dover aspettare il più possibile, questo in leggera ascesa è il tipo di finale che mi piace particolarmente. Ancora devo realizzare cosa ho fatto, quando parti da casa metti sempre alcuni sogni in valigia, ma non sai se riuscirai a raggiungerli", racconta Jonny che coglie il primo centro al suo esordio come nemmeno Cipollini.

Diciamo che le cose per il ragazzo di Buja si mettono subito bene. Prima vince lo sprint intermedio per consolidare la maglia verde e poi beneficia di una foratura che a tredici chilometri dal traguardo appieda il campione d'Europa Tim Merlier.

"Festeggeremo il giusto, domani (oggi, ndc) ci riproviamo", assicura il friulano che al proprio attivo ha quattro tappe al Giro, due maglie ciclamino, un oro olimpico a Tokyo e il mondiale nell'inseguimento su pista. Oggi altra volata: Milan è stato allertato, anche perché il ciclismo italiano è già da ventiquattro ore che non vince.

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