Juve-Inter, il derby d'Italia è una prova del 9 per due

Degna capolista? Signora imbattuta in casa da 27 turni Vera inseguitrice? Nerazzurri vincenti da sette giornate

Juve-Inter, il derby d'Italia è una prova del 9 per due

Per una notte, la notte del derby d'Italia, lo Juventus Stadium è una finestra sul mondo. Seicento milioni di potenziali spettatori, centonovantasette paesi collegati. Numeri da Super Bowl che andrà in scena a Houston un paio d'ore dopo la fine di Juventus-Inter. Che in questo momento è la partita dell'anno per il campionato italiano, nonostante la classifica. Perché ripropone una rivalità sopita dal dominio della Signora, ma soprattutto perché la capolista riceve la squadra più in forma del torneo spinta dall'onda positiva di sette successi consecutivi. Un'euforia contagiosa che fa scrivere a Steven Zhang dopo il decollo da Nanchino destinazione Milano e quindi Torino: «Sola non la lascio mai». Prima volta dai tempi di Moratti che un esponente della proprietà segue i ragazzi in casa Juve.

Crede all'impresa l'Inter dopo la vittoria dell'andata. Ma quella era un'altra storia. Allora c'era De Boer con Brozovic in castigo, la Juve inchiodata al 3-5-2 con Higuain in panchina. Pioli ha convocato tutti. Nella Juve invece resta fuori Hernanes, a un passo dai cinesi dell'Hebei. Non solo la convinzione, dalla parte dei nerazzurri anche i corsi e ricorsi storici. La squadra di Stramaccioni nel 2012 fermò la striscia positiva della Juve dall'inaugurazione del proprio stadio. E ora Allegri è reduce da 27 vittorie di fila in casa.

Comunque una serie finisce questa sera, bianconera o nerazzurra, o tutte e due in caso di pareggio. Una promossa e una bocciata. Perché è un esame per le rivoluzioni dei due allenatori. Allegri dopo Firenze ha mandato all'attacco la sua Juve, almeno nei nomi, anche se poi in realtà si è rivelata una formazione clamorosamente equilibrata. Dopo tre vittorie di fila c'è bisogno di un banco di prova. L'Inter, nell'interpretazione una delle poche squadre europee del nostro campionato, dirà se la Signora può già esportare anche in Champions la trazione anteriore. Dall'altra parte Pioli ha cambiato la testa dei nerazzurri più che il modulo, un lavoro silenzioso ma efficace. Probabilmente da tifoso interista il vero capolavoro è aver fatto capire ai giocatori cosa significasse la maglia nerazzurra. Ora è chiamato al salto di qualità perché dopo 25 punti in 10 gare, l'unico ko contro il Napoli, serve uno scalpo grosso per entrare davvero in corsa per un posto Champions. Perché Pioli ieri ha detto «è un buon presente, ma Suning fa soprattutto pensare a un buon futuro».

E questo derby d'Italia è anche uno sguardo sul futuro. Di Allegri e di Pioli. Perché sul bianconero si rincorrono le voci di un addio a fine stagione. E arrivare a giocare l'ultima partita a giugno, la finale di Champions, potrebbe poi determinare in un senso o nell'altro la scelta. Una vittoria per Pioli invece significherebbe mettere un altro puntello pesante alla propria panchina. Presentato come traghettatore-normalizzatore si è preso la squadra, però ogni tanto Simeone rispunta dall'armadio.

Max e Stefano si giocheranno la promozione con le loro idee. Per la prima volta sarà la stessa Juve per due gare di fila. Pioli ha nascosto l'ultimo allenamento sotto la tensostruttura, non vuole dare vantaggi nel suo primo derby d'Italia.

Poi toccherà ai protagonisti. Higuain o Icardi, il gioco delle coppie sugli esterni con le ali croate Mandzukic o Perisic, Pjanic o Joao Mario, il futuro pallone d'oro Dybala o l'astro nascente Gagliardini. In una parola Super football.

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