L'addio di Fognini: "Basta tennis i miei bimbi mi aspettano"

Fabio: "Esco a testa alta"

L'addio di Fognini: "Basta tennis i miei bimbi mi aspettano"
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"Sono entrato in punta di piedi, esco a testa alta: non male per un ragazzo di Arma di Taggia". Finisce così la carriera di Fabio Fognini, con un ultimo colpo imprevedibile, una conferenza stampa convocata all'improvviso a Wimbledon nel giorno in cui Sinner e Cobolli sono l'argomento del giorno. Ma si sa: a Fabio non è mai mancato l'estro.

"Sei stato il giocatore che mi ha più divertito" gli dice un giornalista, "e adesso me lo dici, str" risponde lui con una risata, e questo spiega che questa sia solo la fine di un percorso, la maturazione di un ragazzo ribelle arrivato finalmente ad essere uomo, ed anche un po' saggio: "Questo è il posto migliore per dire basta: dopo il match con Alcaraz (nella foto) non avevo più voglia di tornare a rincorrere il ranking. È stata un bellissimo viaggio: vent'anni nel circuito, la fortuna di giocare coi giocatori più forti della storia e di rigiocare coi due futuri giocatori più forti della seconda storia. Di andarmene con la partita che ho fatto e che nemmeno io mi aspettavo di poter ancora fare".

Finisce qui, insomma, come da consiglio di Flavia Pennetta, l'amica e confidente diventata moglie e famiglia, che lo ha reso meno impulsivo: "Guardo Cobolli-Djokovic e poi basta tennis per un po', i bimbi mi aspettano. Però questo sport è la mia vita: tornerò, anche se non so bene in quale ruolo". In fondo uno che ha vinto 8 tornei Atp compreso un Masters 1000 (il primo italiano a farlo), uno Slam in doppio con Simone Bolelli e molte battaglie con la maglia azzurra in Coppa Davis, è un tesoro da non perdere. Anche perché ora Fabio ha capito. "Mi comporterei diversamente con la stampa; barriera e contrasti che ci sono stati servivano a difendere la mia sensibilità, ma ora vedo tutto più chiaro. Cosa direi a un ragazzo oggi? Sembra strano che esca dalla mia bocca: tanta pazienza. Essere professionisti in qualsiasi sport non è facile, servono voglia e dedizione.

Io ho sbagliato tante volte, ma tante volte sono risalito: avrei potuto vincere di più, ma non sempre riesce tutto. L'importante è dirsi sempre le cose in faccia: se qualcuno vorrà sarò pronto a dare una mano". Per il momento, quella mano, gliela stringiamo.

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