Lega, Dal Pino presidente (con un giallo)

Ferrero squalificato ma ha votato comunque. L'elezione può essere invalidata

Lega, Dal Pino presidente (con un giallo)

Elezione con giallo nella Lega di Serie A. Il nuovo presidente Paolo Dal Pino ha ricevuto 12 voti, tra questi quello del presidente della Sampdoria Ferrero che risulta squalificato e perciò inibito a rappresentare il club e a votare in assemblea (articolo 9 paragrafo 2 del regolamento). Se fosse confermata l'irregolarità la votazione verrebbe dichiarata nulla e Dal Pino, milanese, classe 1962, laureato a Pavia, manager di indiscussa fama, un passato tra editoria (Fininvest, Mondadori e gruppo Espresso) e telecomunicazioni (Telecom e Wind tra gli altri oltre a Pirelli) risulterebbe decaduto. Il 16 dicembre aveva ottenuto un voto in più, 13, ma al di sotto del quorum necessario (14). Di fatto è il successore di Gaetano Miccichè, eletto all'unanimità durante la gestione del commissario Malagò, e dimessosi il 19 novembre per via dell'indagine della procura federale messa in moto da un'intervista tardiva (4 mesi dopo) sulle modalità dell'elezione del presidente del Genoa Preziosi, esponente del gruppo che ieri ha eletto Dal Pino.

Dal voto di ieri, che mette fine al commissario ad acta di Giancarlo Abete, la Lega di serie A è uscita spaccata quasi a metà. Da una parte il partito dei lotitiani, dall'altra quello nato intorno a Inter e Juve, con il contributo di Cairo, presidente del Toro. Prima di dare la parola alle urne, proprio Cairo, con Andrea Agnelli, hanno consultato telefonicamente Gaetano Miccichè, presidente uscente, per chiedergli il permesso di ricandidarlo. L'esito però è stato deludente: 7 voti. A favore di Miccichè si sono schierati Inter, Juve, Torino, Sassuolo, Bologna, Fiorentina e Cagliari. Una sola la scheda bianca attribuita a Paolo Scaroni, presidente del Milan. Gli altri 12 hanno eletto Dal Pino che nelle ore precedenti all'assemblea aveva avuto un fitto scambio di telefonate nel tentativo di ottenere un suffragio più consistente e ora avrà due settimane di tempo per accettare.

Non sarà una governance semplice con quel po' po' di opposizione da fronteggiare. «Non potevano votare una persona senza conoscere il suo programma» la spiegazione del dissenso firmata da Marotta, ad interista. Sul suo tavolo, il neo presidente troverà il dossier più delicato: il rinnovo dei diritti tv del triennio 2021-2024. Per ora resta l'ad De Siervo che aveva collaborato con Miccichè.

Fosse fallita anche la terza votazione, sarebbe scattato il commissariamento e l'azzeramento dei vertici, compreso l'ad sul cui conto è in atto un'indagine della procura sull'audio rubato a proposito dei buu di Verona-Brescia.

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