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Liverani e la morte della moglie: "Separati, ma per lei ero pronto a tutto"

Fabio Liverani era separato da sua moglie ma tra i due c'è sempre stato un rapporto di amore e rispetto, che si è mantenuto fino alla fine

Liverani e la morte della moglie: "Separati, ma per lei ero pronto a tutto"

Federica Frangipane, moglie di Fabio Liverani, è morta a 46 anni per un tumore. Era in cura da 9 anni e, nonostante con l'allenatore del Cagliari non fossero più una coppia da diverso tempo, oggi lui al Corriere della sera ha rilasciato un'intervista carica di sentimenti positivi per quella donna con la quale ha messo al mondo due figli. "Può dare l'impressione del solito cliché: parlar bene di chi non c'è più", ha detto Liverani al Corriere della sera, raccontando delle qualità della moglie "conosciuta ragazzina". Oggi che l'ex moglie non c'è più, mister Liverani ricorda con commozione gli anni trascorsi insieme: "È stata una storia bella, bellissima. Anche quando tra di noi le cose hanno cominciato a non funzionare più".

Si erano lasciati ma tutt'oggi Fabio Liverani fatica a chiamarla ex moglie: "L'amore può finire, il bene era e resterà per sempre. Mattia e Lucrezia ci hanno vissuti così: due persone che hanno continuato a rispettarsi e stimarsi. Federica è stata la mia gioventù, le mie delusioni, i miei successi". L'allenatore spiega che il loro rapporto aveva iniziato a mostrare le sue crepe poco prima che lei si ammalasse. Da quel momento, il matrimonio era entrato in crisi: "La prima diagnosi non era terribile: un meningioma, un cancro al cervello di natura benigna. È stata operata una prima volta, poi è ricomparso ancora e ha subito il secondo intervento. Fino alla terza operazione, a quel punto non era più un male da poter combattere. Lei ha creduto di potercela fare fino a sei mesi fa".

Oggi, Fabio Liverani allena a Cagliari e vive lontano da Roma dove, invece, ha vissuto fino all'ultimo Federica Frangipane insieme ai loro figli. Una vita da pendolare, la sua, tra l'isola e la Capitale: "Dopo le partite andavo a casa a Roma. Da lei, dai ragazzi. L'ho fatto anche sabato scorso: Federica era costretta a letto, la malattia le aveva compromesso la mobilità di arti e muscoli. Stava male, non immaginavo però che due giorni dopo l'avrei persa. L'avremmo persa, tutti".

E non si tira indietro quando ammette che "per Federica ero pronto a sacrificare tutto. Lei non me lo ha permesso. Avrei dato la mia vita se fosse servito a salvarla. Aveva ancora tanto da dare. I suoi desideri in punto di morte sono stati per gli altri". Avrebbe lasciato il calcio, se lei glielo avesse chiesto o gli avesse dato il suo ok. E quando il giornalista gli ha chiesto cosa, secondo lui, resta oggi di sua moglie, l'allenatore non ha esitazioni: "La sua bontà, il suo sorriso. Resta anche l'affetto che il mondo del calcio sta dimostrando alla mia famiglia. È un mondo visto come privilegiato e basta. Invece ho scoperto sentimenti autentici. Veri. Sono qui a Cagliari ad allenare i miei ragazzi.

Mi aiuta".

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