Nostro inviato a Natal
Ci vuole un po' di sale. Allora la nazionale è arrivata nella città giusta. Sbarco nella notte a Natal, una delle quattro capitali del Nord est, famosa per spiagge e costa, la costa del Rio Grande do Norte, paesaggi spettacolari e la maggior produzione del sale in Brasile. Sì, certo, ci vorrebbe anche il pepe e chissà cosa d'altro. In due giorni Prandelli dovrà trasformare la squadra, recuperare energie perdute e picconare teste perse nei tweet e nel vuoto. Vista così, l'Italia sembra una delle poche squadre arrivate in condizioni fisiche disastrose. Chi ci metterà la faccia? Qui il sole picchia duro, il vento accompagna le onde lunghe del mare, c'è molto turismo tipo spiaggia, altro che bagni e massaggi con i quali la nazionale ha cercato di rimettersi in piedi. Due giorni per ritrovare una squadra e non affogarsi in quella rivoluzione della disperazione inscenata a Recife, quando sono andati in campo tutti gli uomini dell'uno contro uno (Insigne, Cassano e Cerci) salvo sbattere sempre contro i muri.
Il ct non ha usato i mezzi termini per dire a ciascuno il suo: delusione generale, orecchie basse e un allenatore dai toni di voce alti, soprattutto con i veterani, eccetto Pirlo. Sono passati in rassegna tradimenti accertati, debacles fisiche, incapacità tecniche e tattiche. Ora c'è da riscoprire una squadra che sappia difendere e non perda colpi in attacco. E quel De Rossi, con un problema al polpaccio (la risonanza magnetica ha decretato lo stop), che dovrà starsene in tribuna è un cattivo presagio sulla capacità di tener botta contro l'attacco dell'Uruguay. Ora Prandelli si trova ad un bivio: insistere sulla difesa a quattro o lasciarsi tentare dal trio Barzagli-Bonucci-Chiellini ad alta garanzia? Ovvio che serva il miglior Buffon, non l'inquietudine al potere vista in campo. Non dimentichiamo che il pari sarà già un salvagente per gli ottavi. Difficile che tradisca il modulo, semmai riporterà Darmian a destra recuperando De Sciglio sull'altra fascia. Difficile che il peggior Chiellini degli ultimi anni venga umiliato con la panchina, più facile che Barzagli non recuperi dai suoi problemi ai tendini.
Servirà benzina, gente fresca nelle gambe ma anche nella testa, anche se gli azzurri sembrano più ottimisti del loro ct. L'Uruguay è prepotente e intimidatorio in attacco: Suarez e Cavani non hanno la mira da cilecca. Ma nella zona difensiva la squadra di Tabarez è intimidatoria per caviglie e stinchi e altrettanto lenta nel chiudere le correnti d'area. La melina dovrà avere un po' di lena: lumacone Thiago Motta posizionato al posto di De Rossi davanti alla difesa, presumibile il ritorno tutto birra di Verratti e magari un posto per Parolo se Candreva non avrà più forze. Pirlo potrebbe ritrovare varchi e lanci da ko, sempre che trovi chi lo può sferrare.
La soluzione d'attacco propone Insigne e Immobile, due che hanno fatto coppia con Zeman e che Prandelli non separa mai neppure in allenamento. Oppure un Balotelli che gira largo per lasciar in area Immobile. Balo proverebbe i tiri da lontano che gli piacciono tanto e l'altro, capocannoniere del campionato non l'ultimo che passa, a trovare altre soluzioni.
Il caso Balotelli è un classico della famosa palla che gira: un giorno fenomeno e un altro asino. Difficile che il ct ci rinunci. Ma puntare solo su di lui è rischio avvalorato dalla partita con Costarica: se non parte con il piede giusto, si spegne la testa prima delle gambe. Fra prove e controprove, il ct ha evitato di tornare sui suoi passi, e rimangiarsi parole e opinioni, solo per il dualismo Immobile-Balotelli.
O l'uno o l'altro, ha sempre ripetuto. Certo, altro sarebbe stato aver a disposizione Pepito Rossi: più adattabile alla convivenza. Ma nella corona di spine di quest'Italia ci sta che, per una volta, due spine facciano una rosa e magari qualche gol in più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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