Più che difendersi con le parole, è tempo che Spalletti torni ad attaccare con i risultati: l'Inter non vince e non segna dal 29 dicembre e nel frattempo la concorrenza - che pure non corre - ha rimesso in discussione il terzo posto che alla tregua di fine anno sembrava inattaccabile. «In ballo ci sono le sorti dell'Inter, ma anche le nostre carriere», scolpisce Spalletti alla vigilia del Parma, avversario storicamente ostico (14 sconfitte su 24 partite al Tardini) e già capace di vincere all'andata a San Siro. «È lecito che tutto venga messo in discussione, perché senza risultati le chiacchiere stanno a zero», sottolinea realisticamente il tecnico, per nulla rinfrancato dalle parole di circostanza di Marotta (che altro avrebbe potuto dire?), semmai pacificato dal ricco contratto firmato a Ferragosto, che gli vale 4,5 milioni netti per altre due stagioni, oltre questa: 18 milioni lordi per mandarlo via e fare posta al successore designato Antonio Conte. «Ci siamo legati per 3 anni, consapevoli che ci fosse da fare un lungo percorso. Per me non è cambiato nulla, mi fa piacere se le cose non sono cambiate nemmeno per il club».
Stasera Spalletti si affida ancora una volta a Nainggolan, sperando sia finalmente quella buona («contro il Bologna l'ho visto in crescita», beato lui, ma del resto: anche lui cosa altro potrebbe dire?), ma è quasi naturale che le sorti dell'Inter siano legate al suo giocatore più forte e più atteso. Mauro Icardi non segna in campionato da 6 partite, su azione addirittura da 8 (2 dicembre: Roma-Inter 2-2, l'ultima volta che i nerazzurri hanno segnato più di un gol nella stessa partita). Da allora, solo feste di compleanno, gossip di famiglia e tante chiacchiere su un contratto che è tutt'altro che rinnovato. È stato Marotta a inserire il freno nella complessa trattativa: del resto, arrivato all'Inter dalla Juventus e non da Marte, sa perfettamente che in Europa non c'è la fila per prendere Icardi a 100 milioni e 7/8 di contratto pluriennale. Se e quando sarà rinnovo oltre l'attuale 2021, sarà alle condizioni del neo ad e non solo a quelle della famiglia Nara.
«Un bomber come Icardi finalizza il lavoro del gruppo: se alla squadra manca qualcosa, soffre anche un grande attaccante come lui», chiosa Spalletti specchiando la crisi del capitano nella crisi della squadra. Restano i numeri, impietosi per l'uno e per l'altra, sommati alla speranza che il peggio passi all'improvviso, spazzato via da non si sa qual buon vento. «Infortuni, squalifiche, qualche noia dal mercato: in questo periodo c'è stata la convergenza di alcuni fattori negativi che ci hanno giocato contro».
Perisic ancora titolare nonostante il mal di mercato (e ci mancherebbe), Joao Mario favorito su Candreva per completare il tridente offensivo al posto dello squalificato Politano. Resta da capire quale potrebbe essere stavolta la mossa della disperazione: forse Padelli centravanti?
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