Motori

"Il mio papà generoso morto come Gilles"

Il ricordo del figlio del grande motociclista scomparso 50 anni fa a Monza assieme a Saarinen

"Il mio papà generoso morto come Gilles"

Ascolta ora: ""Il mio papà generoso morto come Gilles""

"Il mio papà generoso morto come Gilles"

00:00 / 00:00
100 %

Il mito del Paso. Oggi è il cinquantesimo anniversario del tragico incidente di Renzo Pasolini, il George Best delle moto, morto a Monza insieme al finlandese Jarno Saarinen mentre stava partecipando al Gran Premio delle Nazioni. Quel fatidico 20 maggio 1973 fu una delle giornate più drammatiche della storia del campionato del mondo di motociclismo. Erano gli anni in cui la domenica si andava ai circuiti e, molto spesso, i lunedì ai funerali. Dopo quello schianto nella curva grande al primo giro che coinvolse 14-15 piloti, nei circuiti iniziò ad esserci più attenzione sulla sicurezza. Ma intanto il motomondo piangeva la perdita di due amici-rivali, che l'anno prima si erano contesi il titolo iridato, finito nelle mani di Saarinen per un solo punto. Pur non avendo vinto il Mondiale, il carisma e lo stile di guida oltreché il look con gli occhiali di Pasolini avevano fatto breccia tra gli appassionati dell'epoca (fu tra i primi a piegare il ginocchio verso l'interno curva), portando ad avere dalla sua parte una schiera di fan nel dualismo con Giacomo Agostini. «Mio papà era una persona generosa, allegra, gli piaceva stare in compagnia. Ed è entrato nel cuore della gente anche perché non è riuscito a vincere un Mondiale. In questo, la sua storia è simile a quella di Gilles Villeneuve - racconta Stefano Renzo, per tutti Renzino, uno dei due figli che vive a Varese e lavora da impiegato all'MV Agusta -. Sì, tutti e due erano un po' sfortunati, ma erano generosi anche durante la guida. Si prendevano dei rischi, pur di cercare di vincere, anche con un mezzo inferiore».

Stefano Renzo, lei era piccolo, come gliel'hanno descritto gli altri del paddock?

«Era una persona alla mano, simpatica, gli piaceva scherzare e ridere con tutti e quando c'era bisogno sapeva essere generoso. Anche con gli avversari. Mi hanno raccontato di quel gesto eclatante in cui aveva prestato la moto a Hailwood in una gara. Io, mia mamma Anna Maria e mia sorella Sabrina siamo orgogliosi del papà».

Oggi è un anniversario diverso.

«Sì, mia mamma Anna Maria farà celebrare la messa come ogni anno. È un momento triste, ma fa parte della nostra vita. Avevano organizzato qualcosa a Rimini e a Pesaro, ma purtroppo è stato annullato tutto a causa dell'alluvione. Si farà qualcosa a settembre a Misano».

A proposito, Bezzecchi è cresciuto nel MotoClub Renzo Pasolini di Rimini.

«Marco è un bel personaggio, dal televisore sembra un bravo ragazzo, genuino e fa piacere che sia cresciuto nel Motoclub che porta il nome di mio padre. Certo adesso è cambiato tanto dagli anni in cui correva papà. Adesso i piloti sono dei professionisti».

La sicurezza è migliorata.

«In quegli anni si correva il 70% per cento su strada. Molte piste sono nate in quel periodo, prima non c'erano. Ci sono volute delle disgrazie prima che si iniziasse a capire che bisognava cambiare le cose. Come quel guardrail sul circuito di Monza».

Suo padre guidava l'Harley Davidson ed era in lotta per il Mondiale.

«L'anno prima aveva perso di un punto. Pensava di potersi riscattare l'anno dopo, perché la moto stava crescendo molto ed infatti aveva vinto diverse gare.

Ma purtroppo l'incidente ha spezzato tutti i sogni».

Commenti