
Gemelli diversi, due facce della stessa mamma, ma anche della stessa medaglia. Simon Yates, 32 anni, inglese di Bury come suo fratello Adam. Uno in maglia gialla Visma Lease a Bike, quella di Vingegaard per intenderci, il grande rivale di Pogacar. L'altro in maglia bianconera della Uae Team Emirates, quella dello sloveno numero uno al mondo, in questo Giro al fianco del bimbo Isaac Del Toro, i grandi sconfitti.
Fratelli contro. Uno ad inseguire il sogno rosa, l'altro a stopparlo. Simon, il trionfatore di Roma (ultima tappa al compagno di squadra Olaf Kooij, ndr), terzo al Giro 2021, quarto al Tour 2023, sesto alla Vuelta 2016, è lui il vincitore del Giro 2025, che ieri con tutta la carovana è stata accolta e salutata a Città del Vaticano da Papa Leone XIV: «È un piacere salutare quest'ultima tappa del Giro d'Italia. Sappiate che siete modelli per i giovani di tutto il mondo. Vi ringrazio per quello che fate, spero che come avete imparato a curare il corpo, siate attenti anche allo spirito! Che Dio vi benedica» ha detto Papa Leone, salutando i corridori anche in lingua inglese e al quale è stata donata da Urbano Cairo la maglia rosa.
Simon vincitore del Giro 108, suo fratello Adam, che di piazzamenti in carriera ne ha fatti a iosa anche lui (9° al Giro, 3° al Tour, più altri quattro piazzamenti nei dieci, e 4° alla Vuelta, ndr) ha dovuto subire il colpo basso da suo fratello, che ha mandato ko il bimbo prodigio Del Toro.
Roma Città aperta: Simon ci entra dalla porta principale, dopo l'impresa delle Finestre. E dire che nel 2018 il britannico era in maglia rosa e arrivò al traguardo con 39 minuti di ritardo, tramortito dal sudafricano Chris Froome. Lassù in cima, sabato scorso, ha respirato aria nuova, dimenticando le proprie fragilità e accantonando definitivamente i pensieri più cupi. «Quando ho visto il disegno del percorso mi è venuto subito in mente ciò che era successo sette anni prima. Il Colle delle Finestre alla fine ha rappresentato uno dei momenti più drammatici della mia carriera, ma ora forse il più bello in assoluto».
È stata la vittoria della costanza e dell'umiltà. Sette anni fa Simon saltellava un po' bulletto sulla bicicletta con leggera baldanza, convinto che avrebbe stracciato la concorrenza. Oggi Simon è un uomo, che ha imparato dai propri errori. Che porta i segni delle proprie sconfitte, ma anche gli insegnamenti.
Ha inseguito il Giro senza dirlo, senza raccontarsela, con
silenzioso rispetto. Mai considerato, per noi è stato per tre settimane l'Innominato. «Ho investito molto della mia vita per il Giro. Sapevo che tutto si sarebbe deciso nell'ultima settimana, sull'ultima salita». Su quella salita.