Pensieri & parole

Sui motori diesel, che siano di prima oppure di ultima generazione, senza fare - ahinoi - alcun distinguo, è in corso una vera guerra. Al momento i vincitori sembrano essere i detrattori, quelli che hanno preso di mira questa motorizzazione per partito preso, senza riconoscerne il lato virtuoso, ormai predominante rispetto all'immagine del motore brutto, sporco e cattivo. Si vieta, si blocca, già ora si parla di addio obbligato al diesel dopo il 2020 (chi dice il 2022, chi il 2023, chi il 2024, chi il 2025) e c'è chi, come accade a Milano, invita la popolazione a non comprare un veicolo a gasolio quando arriverà il momento di cambiare la macchina. Ebbene, dati alla mano, in Italia le vendite di automobili diesel, seppur in lieve flessione, restano elevate. Rappresentano, infatti, il 55,3% del mercato, come confermano i dati sulle immatricolazioni del primo trimestre. Significa che delle circa 580.000 vetture vendute tra gennaio e marzo scorsi, oltre 320.000 erano dotate di un motore diesel Euro 6 di ultima generazione. Ebbene, mettiamo il caso che tutti i messaggi negativi sul diesel colpiscano rapidamente nel segno in Italia, e che le vendite di vetture a gasolio crollino pesantemente. Le conseguenze, dal punto di vista economico, sulla filiera distributiva, Case, concessionarie e officine, sarebbero gravissime. Di fatto, si tornerebbe ai momenti più bui, quelli della crisi del 2012-2013, con un disastroso dimezzamento delle immatricolazioni che graverebbe sulla tenuta dei concessionari, delle officine, sui posti di lavoro e sugli investimenti pubblicitari.

Ad alimentare questo scenario sono i continui messaggi negativi e, soprattutto, le «ingerenze» di certe amministrazioni locali, per esempio Milano, i cui inviti a non comprare auto diesel sono motivati dalla demagogia e dalla mancanza di conoscenza sui risultati, in termine di abbattimento di emissioni e particolato, che i motori a gasolio di ultima e ultimissima generazione hanno raggiunto.

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