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Il peso giusto delle medaglie

Si sapeva da tempo che i portabandiera sarebbero stati coppie di donne e uomini per rispettare la gender equality che ha molto a che fare con quest'epoca bizzarra e molto meno con i valori dello sport

Il peso giusto delle medaglie
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Un'olimpiade diffusa fra più realtà territoriali non poteva che proseguire lungo un tragitto di strade nuove. Per farlo, ha riempito l'auto olimpica, quattro passeggeri, zero posti liberi, mai visto, e via verso le due cerimonie del 6 febbraio 2026 a Milano e Cortina. Si sapeva da tempo che i portabandiera sarebbero stati coppie di donne e uomini per rispettare la gender equality che ha molto a che fare con quest'epoca bizzarra e molto meno con i valori dello sport. Non si sapeva, invece, che una simile scelta allargata avrebbe finalmente ristabilito il valore supremo dei Giochi olimpici: che non è l'importante è partecipare, frase attribuita al barone De Coubertin ma pronunciata da un prete anglicano, bensì che le medaglie si pesano. Il Coni, nel bilanciare tra sessi, specialità, federazioni ha finito, magari senza volerlo, con l'imboccare la sacrosanta strada che porta dritto dritto a ridare un peso alle medaglie.

La presenza fra i quattro di Federica & Federico, di Brignone e Pellegrino, sci alpino e sci di fondo, dice che anche se non si è messa al collo una medaglia d'oro ai Giochi, conta altro: quanto sei grande come atleta, da quanto lo sei, quanto è diffusa la tua disciplina, con quanti avversari e campioni sei costretto a confrontarti ogni santo giorno che il dio dello sport manda in terra. Federica e Federico senza ori ma portabandiera riparano un'ingiustizia di pensiero e ristabiliscono un valore. Le medaglie e i successi non si contano. Si pesano.

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