"Porto il Toro a Superga e poi dritti in Europa"

Sfida col Chievo a Verona, no al posticipo per poter celebrare l'anniversario. Il patron Cairo: "Pago un charter e saremo tutti là. E se acchiappiamo l'euro pass..."

Urbano Cairo, 57 anni, con il capocannoniere Ciro Immobile
Urbano Cairo, 57 anni, con il capocannoniere Ciro Immobile

Nessuna polemica. E spirito costruttivo. Il Toro sesto in classifica, al momento qualificato per la prossima Europa League, sarà impegnato domenica a Verona contro il Chievo: 4 maggio, anniversario della tragedia di Superga. Vistosi negare dalla Lega Calcio la richiesta di spostare la data del match per poter celebrare il Grande Torino, il presidente Urbano Cairo ha deciso di non alzare la voce ma di aguzzare l'ingegno: «La squadra salirà a Superga, comunque: finita la partita, allestiremo un volo charter intorno alle 18 e alle 20 ci sarà la Messa presso la Basilica».

Il popolo granata non ha gradito la decisione della Lega.

«Lo so, ma non credo ci sia malanimo da parte di alcuno nei nostri confronti. Semplicemente, sappiamo tutti che i diritti tv sono importanti e che Sky non può essere privata di troppi contenuti nella classica domenica calcistica».

Non si poteva anticipare?

«Il Chievo non ha dato il proprio assenso e lo capisco anche, visto che è impegnato nella lotta per non retrocedere».

Quindi ci pensa lei?

«Spenderò quel che serve, ma lo farò con piacere. L'importante sarà celebrare come si deve i nostri morti».

Doveste vincere a Verona, fareste un altro passo enorme verso l'Europa: non è che poi, in caso di qualificazione, non sareste in grado di gestire il giocattolino?

«Intanto arriviamoci, poi vedremo. È vero che non avevamo programmato un campionato di questo livello, ma nel caso sapremo trovare le giuste soluzioni. Stiamo lavorando bene e intendiamo proseguire su questa strada».

La scintilla scoccata con Ventura è di quelle vere.

«La coppia funziona a meraviglia: il mio Toro non è mai stato così in alto ma lui stesso, nella sua lunga carriera, non si era mai trovato al sesto posto in classifica a tre giornate dalla fine».

Non le capita di pensare che, se aveste portato a casa la vittoria contro la Lazio, a quest'ora avreste davvero un piede e mezzo in Europa?

«No, perché altrimenti dovrei andare ancora più indietro nel tempo e ricordare quanto accaduto per esempio contro Milan e Napoli (errori arbitrali evidenti, ndr). Bisogna sempre guardare avanti, altrimenti si fa una vita d'inferno. Resto convinto che spesso a fine stagione fortune e sfortune si bilancino: se per noi non sarà così, ce ne faremo comunque una ragione».

Un campionato del genere le permetterà di fare definitivamente pace con quella parte di pubblico che l'ha spesso contestata?

«In realtà io sono soddisfatto del mio rapporto con i tifosi del Toro: all'inizio mi hanno amato in maniera anche eccessiva, poi si sono sentiti traditi dopo la retrocessione e c'è stato qualche momento di difficoltà. Ora si va avanti con realismo, senza proclami e lavorando sodo: i risultati parlano e credo che nessuno si possa lamentare».

Magari i mugugni ricominceranno se in estate Cerci e Immobile dovessero prendere altre vie.

«Non è detto che succeda, anzi. Cerci è tutto nostro e io sarei il più contento di tutti se rimanere: l'ho pagato oltre 7 milioni ed è stato l'acquisto più costoso della mia gestione. Richieste ufficiali non sono ancora arrivate da parte di nessuno e non so nemmeno quantificare un eventuale valore del suo cartellino: non lo voglio vendere e basta».

La matassa Immobile è invece da sbrogliare, essendo in comproprietà con la Juve.

«Sono convinto che eviteremo le buste, visti i buoni rapporti tra le

società. Se il giocatore resterà ancora almeno un anno con noi, la sua carriera non potrà che beneficiarne. Sono ottimista, ma è ancora presto per parlarne. Intanto, spero vadano entrambi al Mondiale: mi fido di Prandelli».

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