Entra ed esce dalla zona Champions con la speranza di essere nelle prime quattro alla fine del campionato. Offre prestazioni esaltanti alternate a partite sconcertanti. Fa vedere un bel calcio e a volte sembra una squadretta da oratorio. Va bene che l'Inter l'appellativo di pazza se lo è guadagnata sul campo con anni di applicazione ma i nerazzurri non fanno che confermarsi tali. E in questa volata Champions, nel lungo spareggio a tre con Roma e Lazio, l'Inter sta evidenziando al massimo i suoi limiti e i suoi punti di forza. Una forza precaria e una imprescindibile, sul quale basare il rush finale per l'Europa che conta.
L'imprescindibile è ovviamente Mauro Icardi. Con la rete al Cagliari, il bomber argentino è arrivato a quota 25, suo massimo di sempre in serie A. Un gol inutile quello contro i rossoblù che a San Siro hanno fatto da turisti non paganti ma le marcature di Maurito pesano eccome nell'economia stagionale nerazzurra. 25 reti in 29 presenze, da solo ne ha realizzate quasi la metà del totale di tutta la squadra (54). Di queste ben 18 hanno portato punti pesanti all'Inter, da solo ha portato 26 punti alla squadra. Quindi solamente 7 delle sue reti sono state superflue ai fini del risultato finale. Mica male per un attaccante spesso nel mirino della critica per il poco supporto alla squadra. E ancor di più per le sue avventure-disavventure extra calcio.
Ma i numeri monstre di Icardi evidenziano, inevitabilmente, anche una fragilità dell'Inter. Se non segna lui, chi segna? Dietro l'argentino in classifica marcatori in doppia cifra c'è solo Perisic a quota 10 e ancora dietro Brozovic e Skriniar fermi a 4. Ovvero: fuori Icardi, tanti saluti all'Inter. Un problema con cui Spalletti convive da inizio stagione, aggravatosi esponenzialmente quando il bomber si è dovuto fermare per problemi muscolari e di infiammazione al ginocchio.
Un'Inter precaria quindi, senza il suo numero nove. Precaria come lo sono, di fatto e per motivi diversi, tre giocatori adesso diventati insostituibili. Cancelo e Rafinha, all'Inter in prestito, e Brozovic. Il croato è passato nel giro di breve tempo da partente ed elemento estraneo allo spogliatoio a giocatore cardine nella nuova posizione di mediano in cui lo impiega Spalletti. Ancor di più ora che Gagliardini si è fermato per un problema muscolare (oggi gli esami strumentali) e Vecino non è al meglio per la pubalgia che lo affligge da gennaio. I due prestiti (il cui riscatto è fissato per entrambi a 35 milioni, ma per Cancelo c'è di mezzo l'affare Kondogbia col Valencia) dopo un periodo di ambientamento, sono punti fissi.
Il terzino che ha imparato anche a difendere spinge costantemente sulla fascia e regala spesso superiorità numerica con la sua tecnica. Il brasiliano, ora che è in condizione, fa la differenza in mezzo al campo e mette in mostra tutto il suo repertorio fatto di qualità, tecnica e ripartenze veloci. Un'Inter precaria quindi. Sì, ma da Champions.
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