Ritorno al passato. Ora il Milan è un film con Allegri regista

Max riabbraccia il Diavolo. Da Liedholm a Sacchi e Capello: rischio minestra riscaldata

Ritorno al passato. Ora il Milan è un film con Allegri regista
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Igli Tare batte il primo colpo. Se il neodirettore sportivo rossonero voleva presentare un biglietto da visita al delusissimo popolo milanista, forse non poteva trovare di meglio: l'accordo con Max Allegri (triennale, 2 più 1 da 5 milioni), ieri la firma in sede. Perché l'ex ds laziale ha evidentemente fatto capire ai padroni del vapore rossonero che senza un big in panchina non si poteva impostare la risalita dalle sabbie mobili dell'ultima stagione. E il club, dopo aver visto il rinnegato Antonio Conte vincere lo scudetto al primo colpo sulla panchina del Napoli, deve aver capito che questa volta non si poteva più rischiare con altre scelte cervellotiche. Il Milan del futuro, dunque, riparte dal passato e rimette in panchina l'uomo che vinse il penultimo scudetto nel 2011 e venne poi scaricato nel 2014, dopo una rocambolesca sconfitta in casa del Sassuolo. Ma ritrova un tecnico che nel frattempo ha affinato le sue qualità e arricchito il suo curriculum con l'incredibile cinquina di scudetti conquistati con la Juve subito dopo aver lasciato Milanello. Insomma questa volta, al di là di qualsiasi giudizio sulle caratteristiche del prescelto, il Milan può dire di ripartire con un vero big della panchina. Cosa che per il club rossonero è decisamente inedita, visto che anche nelle ultime annate vincenti, i successi erano arrivati con tecnici praticamente emergenti. Compreso l'Allegri dei tempi.

Semmai, riguardando la storia rossonera, ma anche dello stesso Max, c'è l'incognita del dove eravamo rimasti. Perché nel Milan, fatta eccezione per Nereo Rocco che al ritorno al Diavolo seppe bissare addirittura una coppa dei Campioni, le repliche non sono mai state all'altezza delle prime. Da Liedholm, che a metà anni Ottanta non seppe ripetere lo scudetto del '79, agli stessi Sacchi e Capello che, richiamati sulla panchina del Milan, si infilarono nelle peggiori stagioni della loro storia personale. E lo stesso Allegri, d'altra parte, è reduce proprio dalla controversa seconda esperienza juventina, quella in continuo calando del '21-24, che portò a un 4° posto, un 7° e un esonero, dopo l'inarrivabile pokerissimo tricolore dei primi anni.

Allegri, poi, è accompagnato anche dall'eterna discussione sul risultatista meglio del giochista, perché di Max tutto si può dire, tranne che sia un esteta del calcio. In compenso però è certamente tra i tecnici più pragmatici e concreti nella gestione di squadre che vanno diritte all'obbiettivo.

Probabilmente è quello che chiederà Tare (e il Milan) al mister livornese, per una squadra che come ha detto il neo ds «deve sudare la maglia e aver fame di vincere». Ora, semmai, bisogna vedere quanto il manager riuscirà ad assecondare le probabili richieste del nuovo mister, perché Allegri (che fino a ieri è stato in predicato di sostituire Conte alla guida del Napoli campione) non potrà ripartire con i troppi mediocri di cui è composta la rosa rossonera.

E la chiave di volta sarà Reijnders che potrebbe essere sacrificato proprio per assecondare le richieste di Allegri, oppure potrebbe diventare la pedina centrale della ricostruzione, più ancora di Leao e di Theo Hernandez, e anche più di Gimenez, l'ultimo acquisto pesante del Diavolo naufragato nel grigiore dell'ultima stagione. E che proprio Max sarà chiamato a far luccicare.

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