Rivoluzione in panchina. La "terra di mezzo" dà lezioni ai soliti noti

Andreazzoli e l'Empoli, Dionisi e il Sassuolo incidono più di Allegri, Mourinho e Sarri

Rivoluzione in panchina. La "terra di mezzo" dà lezioni ai soliti noti

Ingenui noi tutti, spettatori italiani, che pensavamo veder risorgere dal tormento della mediocrità squadre che mediocri, o allegrone, restano. Ma, come spesso capita, facciamo di un allenatore il mago risanatore. E così c'è stato sfregar di mani nel pensare al ritorno di Mourinho, nel riproporre Sarri su una panchina pesante e nel restituire la Juve ad Allegri. Finora sono state disillusioni, prima ancora che delusioni. Mourinho ha perso la bacchetta magica, Sarri ha perso la spocchia e Allegri non ha ritrovato la Juve salvo qualche parentesi di Champions. E allora che fare? Dilettarsi con la guerra tra conosciuti tromboni e giovani leoni. Meglio cercare nella terra di mezzo, quella dei soliti ignoti, la terra di nessuno per diventare qualcuno, anzi dove oggi sei qualcuno e domani potresti tornare nessuno. Allenatori obbligati a convincere prima che a vincere.

Ed ecco la sorpresa, siamo ben forniti: un gruppo di over 40 si è meritato perfino gli elogi di Mourinho. «Ho rispetto per questa nuova generazione e per il lavoro che fanno». E c'è un over 60 (64 anni) che fa girar il manto. Aurelio Andreazzoli è antica conoscenza, ha lavorato con Spalletti ed altri tecnici, come dire: se son master fioriranno. Ed, infatti, ad Empoli sta nuovamente mostrando qualità e gioco. Veder la squadra a due punti dalla Juve e davanti alla Lazio made in Sarri, pure lui santificato ad Empoli, riporta alle mai dimenticate favole calcistiche, in mancanza di altri sapori e languori. E perché non parlare del buon italiano calcistico nel senso di Italiano Vincenzo? Anni 44, tedesco per nascita, siciliano per origine, guida la Fiorentina a trazione Vlahovic. Oppure Ivan il terribile Juric, anni 46, che fa luccicare gli occhi di Cairo a Torino. Igor l'implacabile Tudor, anni 43, che si sta prendendo rivincite a Verona forte dei 16 punti casalinghi e con sole 13 partite essendo subentrato a Di Francesco. Infine va omaggiato Alessio Dionisi, anni 41, toscano incoronato re dei novellini della serie A, in linea di volo con il Sassuolo ammazza grandi, o presunte tali: Juve, Milan, Lazio. Dice il corollario: alla prima in serie A ha sconfitto il Verona (3-2) che poi ha messo nei guai Roma, Lazio, Juve, Napoli e quasi sgambettava il Milan.

Citare Dionisi, Tudor e Juric come dire il buono, il brutto e il cattivo, rischia di essere l'ennesimo sgarbo alla bontà dei giocatori: senza Berardi, Scamacca e l'ultimo Raspadori, anche il Sassuolo sarebbe meno sorridente. E pensate alla Fiorentina senza Vlahovic, al Verona senza Simeone, perfino Pinamonti ha ritrovato una terra fertile a Empoli. Il merito dei calciatori va a amalgamarsi con le capacità dei tecnici nel migliorarli.

Poi buon gioco può significare bel gioco, ma tutto si sposa a numeri e classifica. Nel nostro calcio i novelli profeti della panca non sono mancati mai. Li creiamo con frequenza biennale, quadriennale. Ma dopo è difficile diventare Ancelotti o Mourinho, quello Special.

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