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"Sarri, l'età non conta. Alla Juve può dare molto. La differenza è nel club"

L'ex leggenda: "Allenatore intelligente e preparato. Conte, Allegri... lì si cambia ma la società è forte"

"Sarri, l'età non conta. Alla Juve può dare molto. La differenza è nel club"

Un palmares invidiabile. Che lo ha aiutato a diventare leggenda. Dino Zoff in carriera ha vinto sei campionati, tutti con la Juventus. L'ultimo nel 1982, a 40 anni compiuti, pochi mesi prima di laurearsi campione d'Italia. Con lui a difendere i pali i bianconeri hanno vinto gli scudetti che vanno dal 15° al 20°.

Sembra passato un secolo, in realtà l'attuale striscia di 9 titoli in fila ha fatto scappare la Juventus a quota 36, ma in realtà è una sequenza straordinaria, mai vista prima nella storia del calcio italiano. «Il merito è di tutti, ma dietro a queste vittorie c'è una società forte, solida, ambiziosa - ha spiegato Dino Zoff, che in bianconero ha anche iniziato la sua carriera da allenatore -. Riuscire a vincere 9 titoli di fila è significativo. Ormai si dà per scontato il titolo della Juventus, in realtà ogni anno diventa più difficile. Per i giocatori, per gli allenatori e per la società stessa. I tifosi devono essere consapevoli di ciò».

In questi nove anni la Juventus ha cambiato tre allenatori, ma ha sempre vinto. Cosa significa?

«Che la società trasmette sempre gli impulsi giusti. Ogni allenatore ha le sue peculiarità. Ce le aveva Conte, che ha aperto il ciclo, ce le aveva Allegri, che lo ha continuato, e ce le ha Sarri, che è adesso alla guida della squadra. Eppure, benché cambino gli interpreti, anche in campo la Juventus continua a vincere. Il vero punto in comune fra tutte queste vittorie è la società. Evidentemente si lavora bene e si sbagliano poche scelte».

Sarri ha vinto il suo primo scudetto a 61 anni. Dopo una gavetta così lunga può ancora migliorare?

«Sì, certo. Intanto nella conoscenza della squadra. Ogni giorno si apprendono cose nuove, anche dopo anni. Inoltre Sarri ha dimostrato di essere un uomo estremamente intelligente e un allenatore molto preparato. In Italia è al suo primo grande titolo, ma anche con il Chelsea ha vinto, per giunta in campo internazionale. Per essere un allenatore, inoltre, è ancora relativamente giovane, può dare ancora molto. Alla Juventus e al calcio».

L'uomo copertina della Juventus, anche quest'anno, è Cristiano Ronaldo, un altro non proprio giovanissimo

«Lui resterà il trascinatore della squadra fin quando giocherà. Lui è arrivato a livelli altissimi proprio per la caparbietà che mette in ogni allenamento. Non sarà mai un comprimario. Però va detto che da Dybala a Pjanic, la Juventus di ottimi giocatori ne ha tanti, non solo Ronaldo».

In questa Champions League così particolare dove può arrivare la Juventus?

«Può vincere il trofeo. Questo è l'obiettivo del club, e per questo la squadra farà qualsiasi cosa. Credo che si potranno avere piacevoli sorprese. Sarri ha a disposizione una rosa unica, competitiva in ogni reparto. Non ritengo abbia nulla da invidiare alle altre squadre che vogliono vincere la Champions League».

Domani Simone Inzaghi arriverà a 202 panchine con la Lazio, pareggiando il suo record. È geloso?

«No. Mi tengo stretti i miei record da portiere. Inoltre Inzaghi l'ho lanciato io in nazionale, insieme al fratello Pippo, e mi fa piacere faccia bene con la Lazio. In questa stagione ha fatto benissimo, anche se ultimamente ha avuto qualche difficoltà. Ma sono felice per lui, merita i risultati che sta ottenendo».

Passando a un'altra sua passione, le moto, l'ha impressionata la caparbietà di Marquez?

«Va apprezzato. Ha provato a mettersi in sella ad appena quattro giorni dall'operazione. Reazione da campione vero. In questo sport però sono molti i protagonisti a essere coraggiosi».

Dal vecchio Sarri al vecchio Valentino Rossi?

«La sua passione per questo sport è sempre stata coinvolgente e travolgente. Spero possa continuare a divertirsi come sta facendo. Gli auguro anche di togliersi qualche bella soddisfazione, il suo impegno lo merita. Così come il suo talento.

Quello non se ne va mai».

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