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Scommessa Vasseur e rischi Ferrari

È ufficiale: "Un onore, non vedo l'ora, la Rossa è l'apice". E Mercedes ironizza

Scommessa Vasseur e rischi Ferrari

Sono le solite frasi di circostanza, «onorato, non vedo l'ora, la Ferrari è l'apice delle corse» quelle usate dal neo team principal della Rossa, operativo dal 9 gennaio, Fred Vasseur. Parole che ti aspetti e parole che fanno subito scattare interrogativi figli del buon senso: perché Maranello ha dovuto scovare un manager semi sconosciuto al grande pubblico come nuovo team principal? Perché nessuno dei top in giro ha voluto «l'apice delle corse»? Certo, anche Domenicali, Mattiacci, lo stesso Arrivabene e Binotto erano manager poco noti; però da sempre nell'orbita del Cavallino, chi come dirigente o tecnico cresciuto all'interno, chi come sponsor tabaccaio. Vasseur no. Vasseur è esterno e ha solo risultati nelle formule minori da ricordare. Ma è francese e questo, assieme allo sguardo arcigno, è l'unico aspetto di buon auspicio dell'operazione fortissimamente voluta, fin dallo scorso autunno, dal presidente della Ferrari, John Elkann. Per natali e fisiognomica, Vasseur ricorda infatti l'ultimo gran capo transalpino del Cavallino, monsieur Jean Todt, e questo, in tempi di grande astinenza da vittorie mondiali e di nostalgismo, acquieta gli scettici che hanno considerato questo avvicendamento controproducente in uno sport dove stabilità e programmazione sono fondamentali. Non a caso, dopo la girandola di cambi al vertice dei team ufficializzata ieri e innescata dal passaggio da Alfa a Ferrari di Vasseur, Mercedes ha twittato: «Noi non abbiamo nessun annuncio da fare...». Appunto, l'importanza della stabilità.

Il ricordo della pioggia di vittorie e titoli mondiali caduta sotto la gestione di Todt rappresenta dunque l'unico aspetto positivo dell'operazione che ha visto come vittima sacrificale Mattia Binotto. Todt fu team principal e poi Ad della Rossa, ma quando s'avvicinò alla Ferrari ci arrivò carico di allori, mondiali rally, Dakar, 24 ore di Le Mans. Palmares diverso da quello di Vasseur. Che però ha dalla sua il forte legame con Leclerc che in squadra cercava il ruolo di prima guida indiscussa. Le parole sbrigative con cui Charles ha commentato le dimissioni di Binotto sono la riprova che se non il mandante del cambio, di certo è tra gli ispiratori. Come per il curriculum di Vasseur, anche quello di Leclerc è però sottodimensionato, in questo caso per i «golpe»: da Fangio a Stewart, da Lauda a Schumacher ed Alonso, altri grandi piloti misero becco in questioni che non li riguardavano. Ma erano tutti campioni del mondo.

Fatto sta, la Ferrari 2023 scatterà con un capo digiuno e sotto esame, un pilota che non potrà più sbagliare e un altro, Sainz, furioso.

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