Se quest'Italia a trazione offensiva si ritrova una ricchezza improvvisa

Spalletti stimava Kean e aveva a disposizione Retegui, ma non ha mai stravolto il copione tattico

Se quest'Italia a trazione offensiva si ritrova una ricchezza improvvisa
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C'è stato un tempo, non molto lontano, nel quale il calcio italiano è andato in giro per il mondo a elemosinare un centravanti che risolvesse i suoi problemi in azzurro. Il primo ad accorgersi del lento ma inesorabile impoverimento del giacimento tecnico del ruolo fu Antonio Conte che all'europeo 2016 schierò, tra gli attaccanti, Zaza e Pellè, responsabili tra l'altro degli sfondoni su rigore decisivi per l'eliminazione. Ventura cominciò a toccare il fondo a causa della resa discutibile di Immobile, mai sorretto dal contributo di Gabbiadini e Belotti. Persino Mancini fu quasi costretto a rivolgersi, nel 2022, non un secolo fa, allo stagionato Joao Pedro, brasiliano di anagrafe, per tentare un recupero miracoloso di gol che non produsse effetti. Per questo motivo dobbiamo a Rino Gattuso, il ct accolto da molte bocche storte, un cambio di rotta che denota un senso pratico fuori dall'ordinario e dagli schemi tradizionali. Il suo ragionamento, sostenuto dal conforto del suo collaboratore principale, Gigi Riccio, è stato il seguente: devo inseguire il secondo posto, devo farlo con rivali di caratura diversa rispetto alla Norvegia, ho una sola strada da battere ed è quella del doppio centravanti. Spalletti, il suo predecessore, che pure stimava Kean e aveva a disposizione Retegui, non si è mai lasciato tentare dall'idea di stravolgere il copione tattico.

Così è nata l'Italia a trazione offensiva, così è decollata l'Italia di Tallinn che si ritrova improvvisamente con una ricchezza improvvisa. Perché Retegui (segnalato ai tempi da Veron al ct Mancini) è ormai un punto fermo. Al suo fianco Moise Kean rappresenta il partner ideale perché ne completa le doti e ne esalta i movimenti e magari questa esperienza azzurra può anche far cambiare idea allo stesso Pioli per la formula della Fiorentina. Ma il valore aggiunto del ristretto plotone di attaccanti è Pio Esposito, in gol al momento giusto per chiudere i conti con l'Estonia e far sapere che in caso di necessità è pronto anche per Israele martedì sera. Un trio di centravanti di questo spessore è un lusso improvviso e imprevisto che acquista valore grazie alle caratteristiche del ventenne napoletano. Nel recente passato la Nazionale ha provato a battezzare alcuni talenti promettenti come Balotelli, immaginando di trarre dal loro rendimento la linfa vitale per tornare a competere su scala mondiale. Mario ci illuse durante l'europeo in Polonia e Ucraina trascinando, col contributo di Cassano, alla finale persa con la Spagna ma si perse per via di pigrizie ed eccentricità. Pio Esposito ha qualcosa di più rispetto ai predecessori e non è di natura calcistica.

È nella testa del giovanotto, risiede nella famiglia del ragazzo, ha a che fare con la saggia conduzione del suo agente intervenuto nei giorni scorsi in polemica con i media ricordando che "devono abbassare i toni nei suoi confronti", troppe aspettative, molto più aggettivi che minuti giocati in serie A.

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