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Juve, potenza e prepotenza per far paura al campionato

A Pogba e Tevez bastano 7', poi l'Apache fa il suo 13 e Pereyra segna la sua prima rete. Il Verona non è un test, ma la Roma è a -5 e la difesa incassa meno gol che con Conte

Juve, potenza e prepotenza per far paura al campionato

I tredici gol di Carlitos Tevez sono la stella cometa che ha condotto la Juve a chiudere il girone d'andata regalando segnali di classe, qualità, indomiti l'animo e l'animosità. Più cinque sulla Roma, ma più cinque in tutto: sul campionato e sulle pagelle dei protagonisti. E se l'anno passato aveva segnato qualche gol in più (46 contro 42) quest'anno ne ha subiti meno (9 contro 12). Protagonismo di potenza e prepotenza. Potenza sempre, sta nel suo Dna ispirato dalle stagioni di Conte. Prepotenza come quella di ieri sera. Lo Juventus stadium non ha nemmeno trovato il tempo di accomodarsi con plaid e tehrmos di the caldo e la squadra aveva già chiuso la partita. Sette minuti per stordire ed anche un po' stupire. Difficile pensare che, dopo aver rifilato sei gol in coppa Italia al Verona, non ce ne fossero altri per tener a bada la squadra di Mandorlini sul campo e la Roma in classifica. Qui sono stati quattro (che fanno 10 in quattro giorni). Però c'è modo e modo. E quello della Juve indica insofferenza ai tempi lunghi, aggressività ai limiti del sadismo calcistico. Non è un caso che siano state 16 le reti segnate nella prima mezzora di ogni partita, nove nel primo quarto d'ora. Roba da schiantare. La Juve non ha schiantato il campionato, ma certo lo ha cloroformizzato. E ieri sera con due splendide reti, oro zecchino per qualità calcistiche, album del buon ricordo di dei due campioni che fanno davvero la differenza nella sua rosa. Paul Pogba ha benedetto le voci che lo vogliono in partenza a giugno, a caccia di stipendi prodigiosi, con un capolavoro che alzerà la quota pro Juve(la rete di ieri vale 110 milioni, massì) ed anche quella pro cassaforte personale. Un destro liftato da lontano a planare nella porta di Rafael proprio nell'angolo di sinistra, come se il francese tirasse in allenamento e non nel pieno, anzi all'inizio, di una partita che, comunque, procura tensione, e non la tranquillità del provare: tanto in allenamento non succede nulla.

Nemmeno il tempo di lasciare al Verona il tempo di respirare, e a Mandorlini di pensare cosa avrebbe potuto dire al suo critico presidente, che Tevez ha rifilato la seconda perla grazie a una raffinata azione di squadra: Morata sfrutta l'occasione di aver preso il posto di Llorente, cross fortunoso, Pogba lascia sfilare a fil d'area e Tevez pronto con un magnifico destro a giro, sempre nell'angolino del francese e sempre per la maledizione di Rafael.

Gioco, partita, incontro (per il campionato serve solo attendere un po') direbbero nel tennis. Qui, invece, la Juve ha evitato il precedente punteggio tennistico e giocato una partita intera: mai con l'affanno, qualche volta con superficialità, ha urlato Allegri dal bordo campo, nella ripresa lasciando vivere gli avversari e rallentando di tanto in tanto.

Il Verona si è sentito investito dalla tormenta, la difesa di Mandorlini ha faticato a chiudere gli spifferi. Il conto dice che, in 13 minuti, la Juve ha tirato quattro volte in porta, due gol e due occasioni per Pirlo (punizione) e Caceres (parato). Niente male. Forse un po' noioso il copione, nel quale solo Luca Toni ha provato a infilare il suo orgoglio, andando al tiro una volta nel primo tempo e nulla di più. Il resto è stato solo Juve e buon per lo Stadium. Centrocampo sciolto tra maglie larghe veronesi, Pogba ispirato da qualche stella ha deliziato il pubblico con un'altra giocata e tiro deviato dal guizzo del portiere. Caceres ha fatto intendere la bontà del suo recupero, Morata si è battuto a caccia di gol e gioco di squadra: meglio la seconda opzione rispetto al fiuto per le reti. Sempre un po' gingillino alla conclusione.

Invece Pereyra ha brindato al suo primo gol in campionato e a quel ruolo da trequatista che ne ha lucidato la credibilità. E allora il terzo gol juventino è stato la sintesi del clan dei combattenti: Chiellini infila il passaggio verticale e l'argentino è andato a chiudere, con piatto destro forte e preciso. Poi Tevez ha fatto il suo “13“, sfruttando la vecchiaia di Rafa Marquez e le gambe aperte di Rafael. Così facile da non sembra vero.

Ma la Juve è autentica.

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