Era una tranquilla giornata a Monte Carlo che, si sa, quando si parla di tennis diventa una volta l'anno un'enclave italiana. Qui Fabio Fognini è diventato l'unico italiano a vincere finora un Master 1000 (2019), qui ieri c'erano cinque azzurri in campo e in fondo tutto filava liscio. Sinner, per esempio, ha goduto del ritiro di Schwartzman sul 6-0, 3-1 («mi sarebbe servita una partita più combattuta per prendere il ritmo sul rosso») e adesso incontrerà l'amico Hurkacz; Musetti ha steso nel derby il malcapitato Nardi con un doppio 6-0 («giornatacce che capitano - ha detto lo sconfitto -, ad un certo punto era perfino inutile lottare») per guadagnarsi, si fa per dire, l'ottavo contro Djokovic; Sonego ce l'ha messa tutta, ma il pronostico contro Medvedev era troppo difficile da ribaltare. Poi è arrivato Berrettini, e il tennis ha ricordato a tutti di che tipo di gioco si tratti.
Cosa ci sia nella testa di Matteo in questa fase della carriera è difficile da spiegare anche per lui. Capita, per carità, ma il sole che dice di aver ritrovato e che ha pure tatuato, ad un certo punto è sparito senza che sul principato in realtà calasse il buio. Era insomma l'oscurità solo nella sua testa, perché se ti trovi 5-0 e alè alè contro il temibile e terraiolo argentino Cerundolo, come fai a spiegarti che una ventina di minuti dopo perdi il primo set 7-5 con lo sguardo dei giorni peggiori. È insomma una convalescenza, quella di Berrettini, che dura ancora dopo un periodo di sole sconfitte: a Monte Carlo il successo al primo turno contro Cressy - uno che fa servizio e volée anche al ristorante - è servito giusto per farsi coraggio, poi però alle prime difficoltà ecco di nuovo i fantasmi.
Per fortuna però poi la luce, quella dei riflettori, si è riaccesa rianimando Matteo, capace di resistere allo sconforto fino a inerpicarsi ad un tie-break del secondo set dominato.
Dunque ecco di nuovo il dilemma: quale Berrettini avrebbe finito la giornata? Diciamo che la guarigione va avanti, frutto di un quinto game del terzo finale che tra palle break annullate da Cerundolo con contestuali suoi doppi falli, ha visto l'italiano finalmente schiarirsi le idee. A quel punto, strappato il servizio all'avversario, l'interruttore di Matteo è rimasto acceso. E il nastro amico finale che regala il 6-4 vuol dire che c'è ancora sole a Monte Carlo. E nel futuro di Matteo.
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