Un sorteggio da brividi regala alla Signora la rivincita col Barça. E il Real ad Ancelotti

I bianconeri ritrovano gli avversari della finale 2015. Sybala sfida Messi: "Il bello deve venire...". Tra Madrid e Bayern l'altro piatto forte

Un sorteggio da brividi regala alla Signora la rivincita col Barça. E il Real ad Ancelotti

La storia si scrive contro grandi rivali. Bisogna metterla così per dire che allora non c'era niente di meglio del Barcellona per la Juventus nei quarti di finale della Champions League. Quella dell'urna resta una combinazione micidiale tra scaramanzia, venerdì 17, e passato, la mano o meglio il nasone dell'ex Ian Rush, che finalmente avrà un motivo per essere ricordato dai bianconeri, nel bene o nel male lo sapremo tra un mese esatto. Il gallese non solo ha pescato il Barcellona, ma ha dato anche lo svantaggio dell'andata allo Juventus Stadium.

Sorteggio diabolico, ma si può fare, non solo perché è la rivincita della finale di Berlino, anche se la Juve non ripartirà da allora ma dall'eliminazione col Bayern dell'anno scorso che le ha dato una dimensione europea. Si può fare anche perché il Barça oggi non è la squadra spettacolare del tiki taka, ma soprattutto quella che è entrata nella leggenda, con gli aiutini, compiendo la rimonta storica contro il Paris Saint Germain. Quella sfida ha detto che i blaugrana non sono più extraterrestri ma "solo" straordinariamente umani. Perché a Parigi sono stati maltrattati e al Camp Nou al 4' di recupero erano fuori. E di uno come Barzagli ci si può fidare: «Questa è la mia Juventus più forte». E questo Barcellona non è forte come quello di due anni fa. Iniesta ha due anni in più, Messi si concede qualche pausa e Ter Stegen in porta qualcosa regala sempre. E all'andata mancherà Busquets squalificato, tatticamente fondamentale. Quindi le distanze sulla carta si sono ristrette anche se la Juve ha smontato il centrocampo rispetto al 2015: via Pirlo, Vidal e Pogba, ma la trazione anteriore varata da Allegri è più europea della difesa a tre. Higuain, Dybala e Mandzukic (più Cuadrado) hanno l'occasione per mettersi all'altezza di Messi, Neymar e Suarez. La Signora «dovrà essere al top» come dice Nedved, ma adesso dal vocabolario sono state cancellate parole come timore e paura, mentre rimane il rispetto. E comunque anche Luis Enrique dovrà inventarsi qualcosa per fare breccia nella fortezza dello Juventus Stadium.

E poi i blaugrana hanno già esultato: «Abbiamo evitato Real e Atletico...». I giornali non hanno avuto dubbi: «E' andata bene». Allegri avvisa: «Saremo pronti». Anche se il tecnico in nove precedenti coi blaugrana ha vinto una sola volta, con due eliminazioni e una finale persa: quella di Berlino. Dal 2015 a oggi se la giocano gli stessi allenatori: Luis Enrique sicuro partente, Allegri quasi. E poi l'ex Dani Alves che torna al Camp Nou; Chiellini e Suarez che si ritrovano di nuovo dopo il morso "mondiale"; Dybala sfiderà per la prima volta Messi e chissà se aveva ragione lui a volere il Barça in finale o Bonucci che è stato accontentato subito.

Accontentato anche Buffon che non voleva il Leicester. Gli inglesi passati dalla favola di Ranieri al teatro di Shakespeare: Vardy e soci, che un giorno dovranno spiegare perché la fronda al tecnico italiano, se la vedranno con l'Atletico Madrid che nella storia ha già messo fine a due delle tre partecipazioni alle coppe europee dei campioni d'Inghilterra. È invece un inedito quello tra Monaco e Borussia Dortmund con Aubameyang che torna a Montecarlo dove ha giocato in prestito (dal Milan!) per una stagione.

L'ultimo quarto è Real Madrid-Bayern Monaco altra sfida dal fascino incredibile: ventidue precedenti, tutti in Coppa Campioni, con undici successi a testa. Equilibrio perfetto anche se nell'ultimo incrocio tre anni fa le merengues inflissero la sconfitta casalinga più pesante nella storia dei bavaresi. Uno 0-4 firmato da Carlo Ancelotti che adesso è sulla panchina del Bayern. Scherzi del destino.

Scherzi dell'urna che ha regalato due finali anticipate.

Trampolini verso l'ultimo atto di Cardiff. Per Dybala «il bello deve ancora cominciare». Per Buffon «non conta l'avversario conta solo esserci». L'orgoglio del capitano. Anche perché l'Italia in Europa è solo la Juventus. Il suo è un quarto di nobiltà.

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