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Tamberi, l'atleta azzurro più vincente di sempre col sogno portabandiera

«Sarebbe un onore immenso». Ha trionfato in tutti i campionati, nessuno come lui nell'Italatletica

Tamberi, l'atleta azzurro più vincente di sempre col sogno portabandiera

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Il calore della gente lo ha incoronato Gimbo il più grande atleta al mondo. Leader di un movimento, l'atletica regina dei Giochi, che da Tokyo, più di Jacobs, ha saputo guidare con i modi e i tempi del mattatore. Non è da tutti. Ieri Gianmarco Tamberi è stato protagonista di un altro show, ma sul podio della medal plaza di Budapest alla consegna della medaglia d'oro mondiale: si è comportato come una stella del rock. Gimbostar, a questo punto potremmo ribattezzarlo così, se non altro perché ha suonato in una band come batterista, ha infatti la forza e il carisma per entrare nelle case della gente come in passato hanno fatto Coppi, Bartali, Tomba e Valentino. Il presidente della Fidal, nonché ex campione, Stefano Mei, il giorno dopo il trionfo iridato, lo ha messo lassù insieme al gotha dell'atletica come Consolini, Mennea e Simeoni. «Gimbo ha dimostrato - ha detto - che era il più forte: è il saltatore più forte di tutti i tempi». Quando viene paragonato a certi campioni, però, Tamberi si schernisce. «Sono cresciuto nell'atletica sentendo parlare di tutti questi personaggi. Faccio fatica... E poi loro hanno stabilito dei record del mondo, cosa che a me manca».

C'è ancora tempo per ottenerli, ma serve alzare l'asticella. «Prima c'è 2,40, poi 2,41, 2,42 e altri gradini per arrivare lassù. Il record del mondo (a 2,46) è tosto. Ma mai dire mai. Ora lavorerò per provare a riaprire un'altra storia: vincere la seconda medaglia d'oro olimpica. Nessuno ne ha vinte due di fila e quella sarebbe una cosa pazzesca. Mi stimola pensare di poter vincere ai Giochi stavolta con uno stadio pieno». A contendergliela sarà il suo amico-rivale Barshim, che ha definito «un extraterrestre. Mi sento come un umano che batte i supereroi». Sul perché non si inserisca fra questi, Tamberi spiega così: «Se ci mettiamo a fare un test di laboratorio, i dati direbbero che lui è nettamente più forte. Ma è proprio questo il bello. Io ogni giorno dell'anno mi alleno con la consapevolezza che devo recuperare qualcosa. Sapere di partire un passo indietro è un vantaggio, non uno svantaggio. E io nelle gare importanti, quando entro nello stadio, parto con un passo avanti perché ho la consapevolezza di aver fatto tutto quello che potevo fare in maniera maniacale per raggiungerli».

E batterli. Facendo la storia. Nell'italatletica, nessuno a parte Gimbo ha mai vinto un oro olimpico, ori mondiali all'aperto e indoor, ori europei outdoor e in sala, più due vittorie in Diamond League. Sono numeri da fuoriclasse assoluto. E non ci sono dubbi sul fatto che Tamberi meriti di essere l'alfiere azzurro a Parigi. L'ultimo a sfilare per l'atletica è stato Mennea a Seul 1988. «Sarebbe un onore immenso. Me la gioco con Paltrinieri? Anche insieme sarebbe pazzesco». Non sono più insieme, invece, Gimbo e il papà coach Marco: «Abbiamo fatto tanti anni insieme, tra atleta e allenatore, e troppo pochi da padre e figlio.

Negli ultimi anni il rapporto è diventato come un'asticella più alta di quella che ho saltato in finale».

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