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«Thank you Ferguson» Sir Alex lascia il calcio senza «asciugacapelli»

«Thank you Ferguson» Sir Alex lascia il calcio senza «asciugacapelli»

di Tony Damascelli

Non vorrei essere al posto del chirurgo che dovrà occuparsi, prossimamente, del bacino di sir Alex Chapman Ferguson. Si potrebbe anche prevedere un tumulto in sala operatoria. Sarà comunque il tempo delle vacanze, il tempo dei ricordi. Ieri Alex Ferguson ha annunciato il ritiro, ufficiale, definitivo, basta con la panchina, con i chewing gum, con gli insulti all'arbitro, all'allenatore avversario, ai giornalisti. Il protestante di Govan chiude il 19 maggio, contro il West Bromwich Albion, dopo 26 anni di lotta e trionfi con il Manchester United, 13 campionati vinti, 5 coppe d'Inghilterra, 4 coppe di Lega, 2 coppe dei campioni, una coppa delle coppe, una coppa Fifa, una intercontinentale, 10 Community Shield. Per completare l'argenteria nel dining room, aggiungo 3 campionati scozzesi vinti con l'Aberdeen, 4 coppe di Scozia e una coppa di Lega.
Questo è il suo tesoro, da presentare agli amici, pochi, da esporre ai nemici, molti. Dopo aver portato il "Maniu" al ventesimo titolo, venerdì scorso Ferguson ha raccolto in sala stampa i giornalisti e ha offerto loro champagne, ovviamente pagato dallo sponsor, la banca Barclays. I cronisti britannici erano sorpresi da tanta generosità, hanno alzato i bicchieri per il brindisi, Ferguson ha atteso che tutti bevessero fino all'ultimo goccio, poi ha detto: «Ho avvisato la polizia, c'è un posto di blocco fuori da qui, vi aspettano per l'alcool test». Ferguson è fatto di questa scorza, scozzese di Govan, dove Glasgow si allarga e il fiume Clyde là dove c'era il cantiere della Fairfields, la ditta che costruiva le navi da guerra e i grandi piroscafi da crociera. Ci lavorava il padre, Alex Beaton Ferguson, ci lavorò Alexander, tra una pinta di birra lager e uno sciopero con i camalli che chiedevano tutela, diritti, lavoro. Della scuola meglio non ricordare, venne bocciato anche alle elementari. Avrebbe ripreso gli studi quando la carriera di calciatore gli permise qualche soldo e il tempo libero. Venne il football, dunque, roba piccola per cominciare, elementare Alex, si chiamava Harmony Row la prima squadretta, di seguito il Queen's Park, debutto a sedici anni in serie B scozzese, il 15 novembre del '58: «Bravo ma un po' lento» scrisse il Sunday Mail. Cominciò allora la guerra di Alex con la stampa. Diventò mister hairdryer, l'asciugacapelli perché quando prende a urlare allora è un vento caldo che ti scombina la testa. Così è stato dovunque, a Dunfermline, a Glasgow con i Rangers dai quali si separò, dicono perché sua moglie Caterina, detta Cathy, è cattolica e quelli erano tempi durissimi in città, guerra di religione e di football tra Celtic e Rangers. Dicono anche che fu per colpa di un gol segnato dopo trenta secondi da Mc Neill, nell'old firm, il derby di Scozia, che Ferguson venne messo all'indice, si era distratto mentre il capitano dei cattolici andava al gol. Vennero altri club, Falkirk e Ayr United prima di provare l'esperienza in panchina. Aberdeen fu la gloria d'avvio, poi Manchester, l'accampamento romano (man castrum), il territorio del suo trionfo. Ferguson è stato leggenda e realtà, cronaca e storia, duro con tutti e generoso con molti ma al buio, senza che nessuno abbia mai saputo: ha aiutato tanti colleghi, soprattutto scozzesi, nei momenti duri, seguendoli negli allenamenti (con il Celtic prima dell'ultima sfida di Champions contro la Juventus), è diventato ultra milionario con il calcio e i cavalli, la passione della maturità, ha subito la più grande sconfitta da scozzese quando ha dovuto abbassare la testa e offrire la spalla destra e sinistra alla spada della Regina d'Inghilterra che lo nominava sir, ha reso ricco il figlio Jason, procuratore di calciatori, ha portato a Manchester Van Nistelrooy, Rio Ferdinand, Roy Keane, Wayne Rooney, Cristiano Ronaldo, Van Persie, Eric Cantona, ha fatto crescere i Neville, Beckham, Scholes, Peter Schmeichel. Con quest'ultimo ha interpretato una gag della Pepsi: Ferguson suona la sveglia ai suoi seduti nello spogliatoio, lancia una lattina di bibita ad ognuno e tutti, tranne uno, indovinano la presa. Uno è Schmeichel, il portiere, mani di burro, il resto della truppa alza gli occhi al cielo, prevedendo il vento dell'asciugacapelli.
«Thank you, sir Alex» è scritto sul sito del Manchester United. Grazie. Ma non è finita qui. Ferguson entra nel consiglio direttivo del club. Meno chewing gum ma il vento sarà sempre lo stesso.

A settantuno anni incomincia la vita.

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