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Tre gol scovati nelle miniere del nostro calcio

Claudio e Sebastian non vengono dall'Olanda, dalla Spagna, dal Sudamerica. Vengono dall'asilo bianconero, il nido dei favolosi anni Duemila, quando tutto improvvisamente diventò buio per la Juventus, lo scandalo, la retrocessione, la partenza dei fenomeni, il disfacimento. Claudio Marchisio e Sebastian Giovinco sanno benissimo che cosa sia il derby, lo vivono da quando erano bambini a Torino, laddove la sfida tra Toro e Juventus non è soltanto di fazione e di quartiere ma coinvolge ceti e tradizione, la Fiat e l'immigrazione. Marchisio e Giovinco hanno firmato il derby della paura e degli errori, un rigore sbagliato addirittura da Andrea Pirlo sembrava dover essere il segnale di fumo grigio se non nero in una serata già sporcata da un football modesto e dalle ennesime gaffes dell'arbitro e dei suoi collaboratori. Quando il Toro si è ritrovato senza corna, per la stolta e scellerata entrata del polacco Glik su Giaccherini, si è capito che la Juventus avrebbe dovuto, non soltanto potuto, vincere la partita e liberarsi dei veleni di San Siro. Marchisio ha segnato di testa, di piede, ha regalato stop di tacco, ha recuperato cento palloni e l'unica rabbia riguarda la sua assenza mercoledì prossimo a Donets nella partita chiave per il passaggio europeo in champions. Sebastian Giovinco ha preso i soliti fischi, sbagliando qualche dribbling e andando a sbattere contro gli avversari, ormai è questo il copione già scritto quando la formica atomica si presenta dal primo minuto in campo. Giovinco ha un carattere non da soldatino, come penserebbe Cassano, ogni tanto gli parte la lingua velenosa ma anche il tiro avvelenato, come gli accadeva a Parma e come si sta ripetendo ogni tanto a Torino. Dicono i maligni che Sebastian realizzi i gol inutili, quando il risultato è ormai sbloccato, in Inghilterra tipi così li chiamano killer of rabbitts, quelli che sparano ai conigli, uno di questi, non il coniglio ma il goleador, fu Trevor Francis. Il totale di questo derby ribadisce che anche dalle nostre parti dal letame possono nascere i fiori così non accade dai diamanti, spesi per portare a casa monumenti danesi o altre figure di margine che rendono felici soltanto i procuratori.
Marchisio e Giovinco rappresentano il passato, il presente e il futuro della Juventus, di sicuro il primo una garanzia per la nazionale di Prandelli. Il resto si è smarrito in un derby senza palpiti e con un Toro che con il passare del tempo non ha capito più nulla, si è disunito, ha perduto la propria identità di corrida, il vecchio cuore granata batteva in maniera stramba e Buffon mai ha scaldato i guanti.

L'espulsione di Glik spiega in parte il successo juventino ma i tre gol di Marchisio e Giovinco debbono servire agli Indiana Jones del nostro mercato che forse le pietre verdi vanno scovate nelle miniere italiane, forse il giro di denaro non è lo stesso, forse le commissioni per gli agenti sono inesistenti ma il futuro di un calcio in crisi può essere indirizzato soltanto in questa direzione.

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