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Un'ordinaria domenica di disastro ferrarista. E la Mercedes si diverte

Non c'è fine: dopo il venerdì nero (dietro le Alfa), Vettel e Leclerc solo 13° e 14° a oltre un minuto

Un'ordinaria domenica di disastro ferrarista. E la Mercedes si diverte

Imbarazzante. Deprimente. Vergognosa. Non è facile trovare l'aggettivo giusto per questa Ferrari. Ogni volta che pensi di averla vista toccare il fondo, riesce ad andare ancora più giù, manco fosse guidata da Enzo Maiorca. Dal venerdì nero si è passati alla domenica nerissima, collezionando una serie di record negativi fino al tredicesimo e quattordicesimo posto finale, lontanissimi da Hamilton (oltre 72), ma anche dalla zona punti (una ventina di secondi. La Ferrari deve ringraziare Grosjean, Latifi e Magnussen. Senza di loro Leclerc e Vettel avrebbero occupato gli ultimi due posti tra i 17 classificati del Gran premio del Belgio. «E' brutto, è veramente brutto. Dobbiamo fare qualcosa», ha detto uno sconsolato, depresso e scoraggiato Leclerc. Charles ci ha provato con una partenza e un primo giro fantastici con quattro posizioni recuperate (cinque grazie al ritiro prima del via di Sainz), poi per un problema di pressione della power unit ha cominciato a perdere velocità e posizioni. Non si è scoraggiato neppure dopo due lunghi pit stop (il secondo con ricarica di aria al sistema pneumatico del motore) e all'ultimo giro ha recuperato una posizione chiudendo 14°. Pazzesco. La fotografia della domenica ferrarista è quella scattata al 17° giro quando Raikkonen con l'Alfa Romeo Sauber motorizzata Ferrari, ha saltato Vettel senza difficoltà, per la dodicesima posizione. E qui si tratta di monoposto con lo stesso motore. A sottolineare come il problema non sia soltanto il motore.

Dopo sette gare la Ferrari ha 61 punti nel mondiale costruttori. È quinta, a soli 7 punti dal terzo posto della McLaren che resta quindi a portata di mano. Il distacco dalla Mercedes è di più di 200 punti. Capirete che di fronte a questi risultati non è accettabile sentirsi dire «non siamo in crisi, ma siamo in mezzo alla tempesta» o sentire un presidente dire che «la Ferrari gode di ottima salute». Si riferirà anche alla gestione industriale, ai risultati economici e in Borsa, ma non sono passati molti anni da quando Sergio Marchionne disse: «Il cuore della Ferrari è quello di vincere in pista, i risultati economici non bastano». Parole che restano valide anche oggi che Marchionne non c'è più. Le rivoluzioni non servono, lo si è visto anche nell'ultima parte della gestione Montezemolo quando furono congedati personaggi come Stefano Domenicali o Aldo Costa, ma parecchi ritocchi servono eccome anche se la squadra è unita e compatta. Serve chiarezza, fermezza e una voce che chieda scusa ai tifosi (e almeno Binotto lo ha già fatto) visto che la Ferrari è l'unica squadra ad averne. Chiedete a Toto Wolff se esistono tifosi Mercedes o sono solo tifosi di Hamilton, chiedete a Christian Horner se esistono tifosi Red Bull o di Verstappen. La Ferrari è un patrimonio e va salvato. Ma figuracce come questa di Spa non sono accettabili anche in una stagione nata male e proseguita peggio. Anche perché domenica si corre a Monza. E forse è una fortuna che le porte restino chiuse.

Perché anche senza party mode non si vede chi possa fermare l'inarrestabile Hamilton ormai a due sole vittorie dal record storico di Schumi.

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