Il vice Julio Cesar «cacciato» dall'Italia in cerca di rivalsa

Il vice Julio Cesar «cacciato» dall'Italia in cerca di rivalsa

Diego la cavalleria la porta nel cognome, non certo negli atteggiamenti, che restano sportivi, ma con quel pizzico di sana rivalsa che pervade il suo animo. Il ct del Brasile Scolari l'ha designato erede di Julio Cesar, ma fino a poco più di due anni fa Cavalieri, 30 primavere e origini di Sao Paulo, faticava a trovare spazio in Italia. «Giocavo nel Cesena - racconta - anche se il verbo giocare mi sembra poco appropriato. L'allenatore Ficcadenti non mi ha mai concesso un'opportunità, preferendomi Antonioli, che di anni ne aveva già 41. Nulla di personale, sia ben chiaro, ma dopo una sola partita, in Coppa Italia contro il Novara, ho preferito cambiare aria». È tornato in Brasile, dove nel Fluminense ha messo in mostra numeri d'alta classe, convincendo Scolari a puntare su di lui, piuttosto che su Diego Alves del Valencia, come alternativa all'ex interista.
Cavalieri è un ragazzo che non si è mai perso d'animo, avvezzo a una traiettoria sportiva disegnata sullo stile delle montagne russe. Di lui si iniziò a parlare nel 2002, quando dalle giovanili del Palmeiras era riuscito a insidiare l'intoccabile Roberto Marcos, protagonista del trionfo della Selecao ai mondiali giapponesi. «São Marcos» però fumava troppo e Cavalieri l'aveva messo da parte attirando per altro le attenzioni di alcuni club europei. Benitez era alla ricerca di un portiere che facesse della sana concorrenza a Pepe Reina. «Sana? - si domanda Cavalieri - in due anni non ho mai giocato.

Guadagnato bene sì, ma Benitez mi lasciava in panchina o mi mandava nella squadra riserve». Da Liverpool a Cesena, dalla patria del Beatles a quella di Raul Casadei. Esperienza ruspante che si è conclusa in maniera altrettanto infelice: «Significa che sono bravo soltanto in Brasile».

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