nostro inviato a Milanello
Jérémy Ménez è tipo da effetti speciali. Che si tratti di un azzardato paio di scarpe camouflage , come quelle indossate per l'occasione. Oppure di mettere tutti in attesa per un'infinita partita alla playstation con l'amico Mexes (vinta per la cronaca). Ma soprattutto di iniziare la settimana del derby festeggiando l'arrivo del secondo figlio, Menzo.
Un sorriso per iniziare...
«Martedì è stato un giorno bellissimo, speriamo che anche il fine settimana sia la stessa cosa».
Fine significa derby. A Roma ne ha vinti cinque su sei in campionato. Anche se non ha mai segnato, una bella media...
«Ormai sono abituato alle partite calde. Spero solamente di vivere questo mio primo derby di Milano alla grande soprattutto per i tifosi, perché per noi alla fine sono sempre e solamente tre punti».
Dalla Capitale alla Madonnina che differenza c'è?
«A Roma si sente di più, magari perché lì è una cosa diversa. Comunque penso che da sabato sarà così anche qui».
Perché vince il Milan?
«Per il lavoro che stiamo facendo. Comunque il derby non si gioca, si vince (copyright Garcia). E noi ci stiamo mettendo tutto l'impegno perché sia così anche domenica».
Si è parlato tanto del cambio di allenatore all'Inter, da Mazzarri a Mancini. La preoccupa?
«Assolutamente no. Anche perché se hanno cambiato vuol dire che c'era evidentemente qualcosa che non andava».
Comunque c'è una differenza importante: si passa dalla difesa a tre a quella a quattro. Avete cambiato qualcosa in allenamento?
«No, non dobbiamo cambiare mai. Dobbiamo pensare a noi, quando giochiamo da Milan lo facciamo bene. Adesso con il rientro dei nazionali inizieremo a lavorare sulla tattica. Se ripetiamo la partita fatta contro la Sampdoria, con una maggior attenzione difensiva, possiamo vincere questo derby. Perché a Genova abbiamo ritrovato lo spirito di squadra, e anche se abbiamo preso gol strani, l'aria era quella giusta».
Che tipo di partita si aspetta? Con pochi o tanti gol?
«Io non mi fisso sul gol, non sono un giocatore che fa 30-40 reti all'anno. Io gioco al calcio per divertirmi e per vincere».
Chi toglierebbe all'Inter?
«A me piace Kovacic. È forte, gli piace giocare la palla e ha tanta qualità. Se continua così può avere un bel futuro. È uno bravo davvero».
Si parla tanto del suo ruolo, falso nove, esterno o trequartista...
«Per me è la stessa cosa, io quando sono sul campo mi diverto. Mi trovo bene con Torres, ma anche con Pazzini, perché c'è anche lui come punta».
Rispetto al passato è un Ménez più continuo, spesso ci si è ritrovati a dire «ma quanto corre?». Cos'è cambiato?
«Quando sei giovane, si può sbagliare. I figli ti aiutano a crescere come uomo e questo lo si vede nella vita ma anche sul campo, sono più sereno, più tranquillo. Il Jeremy di Roma e quello di adesso sono completamente diversi».
Dopo quattro mesi può fare un primo bilancio?
«Mi sento bene grazie al gruppo e al mister, io cerco di aiutare la squadra».
Il ritorno del Napoli, complica le cose per il terzo posto?
«Non cambia nulla, sapevamo già che sarebbe stato difficile, alla fine si vedrà dove saremo. Finora ci sono cose positive e altre meno. Penso sia normale per un gruppo nuovo come il nostro».
Ménez e il Milan vanno di pari passo? Come la squadra, lei è partito forte e poi ha rallentato anche se per problemi fisici...
«Fondamentali lo siamo tutti nello spogliatoio. Io ho le mie qualità, gli altri le loro, poi decide l'allenatore. Io sono qua per aiutare la squadra ad arrivare in alto. Ho avuto qualche problema per due-tre partite, ma adesso sto davvero bene».
Ha scelto il Milan anche per ritrovare la Nazionale, è sempre nei suoi pensieri?
«Guardo le partite a casa... Faccio di tutto per tornare il più presto possibile. Comunque vista da fuori, gruppo e risultati sono ottimi».
All'Inter non ha mai segnato in 11 partite ufficiali...
«No, un gol l'ho fatto in amichevole. A parte gli scherzi l'importante è vincere anche se fare un gol sarebbe ancora più bello. Spero di iniziare domenica, sarebbe il giorno giusto».
E la dedica sarebbe scontata?
«Ovviamente per mio figlio Menzo».
Vincere il derby per...
«Per avere ancora più fiducia nel nostro lavoro, per ricreare un'atmosfera positiva attorno che ti aiuta molto, per il futuro».
Tolto Ménez, su chi punta?
«Mister», dice dopo una lunga pausa. E Inzaghi lo aspetta in campo per preparare il derby. Corre a cambiarsi, soprattutto le scarpe camouflage .
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