Calcio

Una vita in fuorigioco tra calcio e tv

Dai gol fatti in campo a quelli commentati davanti al microfono

Una vita in fuorigioco tra calcio e tv

«L'unico vero rischio nella vita è non voler correre alcun rischio». Katia Serra, 49 anni (dalle sue note bibliografiche: «ex calciatrice e pioniera del calcio femminile in Italia»), cita lo scrittore Sergio Bambarén e - palleggiando sobriamente con la scrittura - si lancia nel suo primo libro, con tutto il «rischio» del caso. Una sfida. Coraggiosa. Vinta in parte; o meglio, pareggiata. Risultato che, nella tripla (1-X-2) del Totoletteratura, non è certo da disdegnare. Anzi. Le 211 pagine di «Una vita in fuorigioco», sottotitolo «Cronache dal mondo che tutti pensano di conoscere» (Fabbri Editori), corrono via fluide pur non riuscendo sempre a dribblare qualche stereotipo o luogo comune. Oggi Serra è la migliore commentatrice sportiva che ha seguito per la Rai, in coppia con Stefano Bizzotto, la finale degli Europei 2021 vinta dall'Italia sull'Inghilterra: nessuna donna lo aveva fatto prima di lei, circostanza che in Rai fa rosicare qualche signora gravitante nel suo stesso ambiente catodico-calciofilo e col vizietto di tirarsela eccessivamente. A differenza di Serra, competente ma senza spocchia. Al netto di qualche venatura lamentevole un po' troppo vittimista, il racconto della Serra si muove piacevole e col giusto ritmo.

Come ogni autobiografia che si rispetti, il primo capitolo punta su infanzia e adolescenza con la «fatica di nascere calciatrice», ma sarebbe stato meglio sostituire la parola «fatica» col termine «piacere». E ciò pur nella consapevolezza che «essere stata calciatrice negli anni Ottanta non è paragonabile ad oggi». Tra i paragrafi più divertenti: «Una storia di magia», dove l'autrice racconta la visita a una fattucchiera per ragioni sanitarie. A proposito di salute: lo sapete perché Katia ha un tono di voce così squillante («fastidioso», sostengono i maligni)? Segreto svelato a pag. 38: tutta colpa di un'otite che da ragazzina le ha fatto perdere il «20% dell'udito», facendole alzare il volume. Interessante poi il paragrafo «Amore, carriera e omosessualità» di cui preferiamo non spoilerare gli intimi contenuti.

Seguono alterne fortune economiche e sentimentali; soddisfazioni professionali (prima con le scarpe bullonate sul terreno di gioco, poi col microfono davanti alle telecamere); l'attività sindacale; il ruolo di docente e mille altre cose che, a elencarle tutte, si fa notte. Per poi sognare una vita in fuorigioco?

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