Zanardi, Ironman alle Hawaii «Squali? C'è poco da mangiare...»

L'ultima avventura: fare il mondiale della gara più dura «Temo il mare grosso. Sogno? Chiudere in meno di 10 ore»

Zanardi, Ironman alle Hawaii «Squali? C'è poco da mangiare...»

MilanoPerò quell'Alex Zanardi da Castel Maggiore... Farà l'Ironam che è la gara più dura. Farà L'Ironman che sono 4 chilometri di nuoto, 180 in bici e 42 di corsa. Tanto per non farsi mancar nulla. Farà l'Ironman a Kona alle Hawaii dove cominciarono trent'anni fa tre marines ubriachi, dove è cominciato il mito degli uomini d'acciaio e dove tra un mese gli atleti più forti al mondo si giocheranno il titolo mondiale. Compreso il nostro azzurro Daniel Fontana. «Ed è un po' come se uno decidesse di cominciare a gareggiare in auto salendo su una Ferrari nel gran Premio di Monza...» sorride. Si parte dalla gara più massacrante, dal sogno di quelli che fanno questo sport. Dall'Oceano che però non fa paura: «Temo gli squali - ride - Certo è che se solo sono un po' intelligenti e guardano sù capiscono che con me c'è poco da mangiare... Scherzi a parte nuotare per me sarà un po' più complicato solo se ci sarà mare grosso. Per il resto non credo di aver problemi visto che soprattutto dovrò usare le braccia. Ho chiesto agli organizzatori di poter usare un boccaglio che mi sarebbe davvero d'aiuto e sto aspettando una risposta. Comunque vada mi tuffo...».

Zanardi che fa un Ironman non è una sfida, è qualcosa di più. E lui lo sa. Vuole che si parli più di un'avventura perché così è da quando ha avuto quell'incidente in Formula Indy che gli ha portato via le gambe. Ha deciso di vivere tutto di un fiato. E così la pazzia non sarebbe fare l'Ironman ma rinunciare: «Quando alla fine della Maratona delle Dolomiti l'ho detto al mio allenatore Francesco Chiappero è diventato pallido - racconta -. Poi però si e ripreso. Mi ha visto su Pordoi e Gavia e mi ha detto: “Mi sa che ce la fai...”».

Fibra forte Zanardi, più dell'acciaio. Uno che prende tutto di petto con la sua regola dei cinque secondi: «Cos'è? Quando in una gara pensi di aver dato tutto, ma proprio tutto, devi tener duro ancora cinque secondi, perché è lì che gli altri non ce la fanno più». Mai mollare, insomma. Soprattutto in un Ironman. Che può anche toglierti il sonno: «Verissimo - spiega -. Non mi preoccupano tanto il nuoto e la frazione in hand-bike perché lì il gesto delle braccia mi viene naturale ormai. Ciò che devo migliorare è la parte della maratona che si corre sulla carrozzina olimpica. Ci penso la sera prima di addormentarmi perché anche così si preparano le gare. E anche stamattina prima di venire qui ero in officina con il flessibile a tagliare pezzi di tubi per migliorare la mia posizione». Dettagli. Che non sono sciocchezze da fissati perché in una gara che i campioni chiudono in otto ore e qualcuno anche in 17, fanno la differenza. Ti cambiano l'umore, ti esaltano o ti deprimono. Anche la posizione sbagliata di una borraccia può diventare un problema enorme.

E così nulla va lasciato al caso, come quando si è al volante di un bolide in pista: «Più o meno. Ma a Kona - spiega Zanardi - devo dimenticarmi del Zanardi di F1. In pista si fa tutto in fretta, alle Hawaii la parola d'ordine sarà la calma. Devo gestire le forze e fare i conti con un percorso duro, col caldo, con l'umidità e quindi diventerà fondamentale anche l'alimentazione. Però mi sono messo nelle mani del professor Arcelli di Enervit. Lui sa cosa fare e io mi fido...». Ma soprattutto Zanardi ha imparato a fidarsi di se stesso. Senza presunzione. Cominciando o ripartendo sempre da zero. Con metodo. «Cosi è successo in auto e sono arrivate le vittorie, così è successo nell'handbike e sono arrivate le medaglie olimpiche, così succederà a Kona e arriverà ciò che arriverà. Il sogno? È esserci ma anche arrivare un secondo prima delle dieci ore..». Senza patemi d'animo. Senza farne una ragione di vita e senza paure. «Si perché - spiega - le cose che fanno paura nella vita sono altre. Anche se un po' di fifa per le vedove nere ce l'ho. Ma vorrà dire che dormirò con la muta...».

Gli guardi le mani grandi da pilota quando sulle F1 non c'era elettronica e servosterzo e capisci perché ora i driver le hanno affusolate come i pianisti. Lo guardi negli occhi che sorridono e capisci perché dentro ha il gusto della sfida: «Dai... va là, non esagerare.

Le sfide vere sono un' altra cosa. Ci sono persone che tutti i giorni fanno imprese ben più grandi delle mie solo per mettere in tavola un piatto di maccheroni per i figli...». Eccolo qui Alex Zanardi da Castel Maggiore...Però!

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