Spot, nuovi pannelli per far bella Milano

Realizzazione e gestione dei sostegni pubblicitari: domani la delibera in giunta per il via alla gara d’appalto. Cadeo: «Impianti moderni e più belli, potremo alzare l’imposta»

Anche la pubblicità deve «arredare» - e bene - la città. Su questo ferro batte già da tempo l’assessore comunale all’Arredo, Maurizio Cadeo. Dopo il censimento di tutti i pannelli presenti sul territorio e la rimozione di quelli ammalorati, è pronto a scattare il restyling. Martedì sul tavolo della giunta approderà una delibera per dare il via alla gara che assegnerà al vincitore la realizzazione e la gestione per cinque anni di 242 nuovi impianti pubblicitari, per sostituire gli attuali «diapason» che ormai hanno fatto la storia. Quelle strutture, per intendersi, che hanno la base di cemento e con i tubi di ferro, ormai arrugginito nella maggior parte dei casi. Quanto chiede il Comune alle imprese che parteciperanno la gara è di mantenere la dimensione massima di 140 centimetri per 200, di sfruttare se vogliono le nuove tecnologie, compresa la possibilità di realizzare messaggi luminosi. In questo caso, però, dovranno «accendersi» utilizzando fonti di energia pulita. L’obiettivo è di arrivare a pannelli che siano veri e propri oggetti di design, e in un certo senso con il «marchio Milano»: i vincitori avranno infatti un contratto di esclusiva col Comune, non potranno rivendere ad altri lo stesso impianto. La maggior parte saranno collocati in zona Fiera: dal PalaSharp a via Scarampo, viale Certosa e tutto il perimetro attorno al polo fieristico. Il supporto di cemento nei nuovi modelli dovrà sparire e il materiale dovrà essere antigraffiti.
«La delibera - spiega Cadeo - è già pronta da un po’ e spero che venga licenziata in fretta dalla giunta. Quelli che dobbiamo sostituire sono impianti molto vecchi, ribadisco da tempo che anche la pubblicità deve essere un elemento di arredo urbano. Vogliamo che i nuovi siano belli esteticamente ma anche innovativi e improntati al risparmio energetico e ambientale».
Aspetto non trascurabile: i danè. Fino al 2006 l’impresa doveva pagare un canone di 200mila euro all’anno per la concessione, più le imposte pubblicitarie che ammontavano a circa 35mila euro. Per gestire i nuovi impianti invece i concessionari dovranno pagare come minimo 300mila euro all’anno (è il canone a base d’asta, soggetto dunque a rialzo).

Ma Palazzo Marino conta di incassare molto di più anche dall’imposta sulla pubblicità: «Con supporti più belli, anche luminosi, potremo alzare il costo», spiega Cadeo. E la previsione è di ricavarci circa il doppio: settantamila euro all’anno per gli spot sui 242 impianti «deluxe».

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