Cesare G. Romana
Old Dan Tucker è una sorta di Dulcamara del vecchio West. Vende sui treni, a vagabondi e cantastorie, i suoi unguenti truffaldini, e Pete Seeger ne tracciò un folgorante profilo nel brano omonimo, scandendone il galoppo ritmico col suo banjo dalle mille anime. Bruce Springsteen ne offre una rilettura sostanzialmente ligia alloriginale, cioè ricca daffettuosa ironia, in apertura di We shall overcome - The Seeger sessions, il nuovo e magnifico album in uscita oggi e interamente dedicato, appunto, a Seeger.
È, questultimo, tra i padri della patria del folk di denuncia e di protesta: cantore di unAmerica di vinti e di utopie, compagno di studi di Kennedy, patrono di battaglie civili a fianco di Luther King, sodale di Woody Guthrie e di Bob Dylan, vive tuttora, a ottantasette anni, su un barcone, e percorre lEast Coast in decine di acclamatissimi concerti. Certo non appartiene alla razza misteriosa dei poeti, ma sicuramente a quella dei grandi affabulatori: cui basta un paio daccordi e una manciata di parole, per raccontare il romanzo inesauribile dellesistenza, il dramma dei miseri e dei marginali, lefferatezza dei potenti, e per sommuovere la coscienza collettiva, suscitando il riso e lo sdegno, il divertimento e la ripulsa.
Bruce Springsteen aveva già interpretato, del grande maestro, We shall overcome, e oggi la ripropone insieme ad altri dodici brani scritti da Seeger, o da lui resi famosi, in questo album di sorridente magia: in cui la ruvida vocalità del Boss sappoggia a un fitto tappeto strumentale, mobilitando, là dove a Seeger bastava un banjo o al più una chitarra, uno sfavillante violino, eppoi sax, trombone, tromba, tuba, fisarmonica, tastiere. Senza tuttavia abbandonarsi a sinfonismi di riporto, ma rispettando lindole popolaresca del country seegeriano. Del resto «quello che scrivo nella parte acustica del mio repertorio - informa Springsteen, che sarà il 12 maggio a Milano con una band di diciotto musicisti - attinge direttamente alla tradizione folk. Sicché, questalbum ha rappresentato per me il pagamento dun debito, e insieme il recupero duno stile che riesce ad evocare, in poche parole e con semplicissimi disegni melodici, un universo intero».
Infatti. Ecco in Jesse James lepopea del banditismo dantan, attraverso uno dei suoi più mitici eroi, e in John Henry - la lotta un po surreale tra un operaio delle ferrovie e una perforatrice - il conflitto eterno tra i valori antichi delluomo e lincombere della civiltà industriale. Ecco lagra favola di Froggie went a-courtin e il gospel struggente di Oh Mary, dont you weep. Le storie di fuorilegge e di vagabondi, lepopea picara di unumanità erratica, smarrita tra le maglie del destino e tuttavia protesa ai propri orizzonti di sogno e dutopia libertaria.
Springsteen, con la sua voce di ruggine, fornisce a tutto ciò una lettura appassionata, sobria eppure umorale, legata sia alla sua personale storia dartista - quella più riflessiva e «arcaica», che negli anni ha dato vita ad album come Nebraska, alla rimeditazione steinbeckiana di The ghost of Tom Joad, allultimo, toccante Devils & dust - sia alle scaturigini donde trae origine la vicenda creativa di Seeger: limpasto di lirismo primordiale e senso epico, racconto emblematico e assillo etico. Anche se un eccesso di preziosismo parrebbe qua e là diluire, negli arrangiamenti ma mai nel canto, loriginaria, scabra immediatezza di certi brani. E tuttavia come sottrarsi alla soave melanconia di Erie Canal o allardore sudista di My Oklahoma home, ai cori assorti di Eyes on the prize e al violino estenuato di Shenandoah, alla danza «celtica» di Mrs.
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