Stefano Zurlo
da Milano
Linchiesta su Antonveneta porta in via Stalingrado a Bologna, cuore di Unipol. La poltrona del presidente della compagnia Giovanni Consorte trema: Consorte sarà interrogato oggi in Procura, in uno degli snodi decisivi dellindagine, poi potrebbe dimettersi per salvaguardare limmagine del sistema cooperativo. La posizione del supermanager, già indagato per aggiotaggio, si è improvvisamente aggravata la sera del 23 dicembre quando al termine di una lunghissima deposizione lex agente di Borsa Bruno Bertagnoli lha chiamato in causa. In sintesi Bertagnoli ha spiegato che lex direttore finanziario della Popolare di Lodi Gianfranco Boni, suo amico e referente di numerose operazioni finanziarie, gli aveva passato un bigliettino indicandogli due conti cifrati dellUnione delle Banche Svizzere nel Principato di Monaco. Lui bonificò più di 2 milioni di euro su quei conti, in seguito scoprì che il beneficiario era proprio Consorte. Anche se non lha mai conosciuto.
Così i Pm milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco e Giulia Perrotti hanno impresso una nuova accelerazione alle investigazioni. Bertagnoli era finito sui giornali perché sarebbe lui, e non Fiorani, il proprietario del Canaletto saltato fuori fra i tesori della Popolare di Lodi. Solo che ora la pista di Bertagnoli, a sua volta indagato per ricettazione e riciclaggio, porta al cuore della finanza rossa. E il milionario lodigiano ha promesso che nei prossimi giorni porterà in Procura i documenti che chiariranno una volta per tutte questa storia.
Faccia a faccia decisivo. I Pm comunque provano a stringere i tempi con il numero uno di Unipol chiamato oggi ad un difficile appuntamento in Procura. Subito dopo, Consorte potrebbe dimettersi insieme al suo vice Ivano Sacchetti, pure indagato.
Molti i quesiti sul tavolo dei pm. A cominciare dai suoi rapporti con Gianpiero Fiorani. I magistrati milanesi sospettano che Consorte fosse uno dei concertisti chiamati dal patron della Popolare a dare larrembaggio ad Antonveneta. Non solo, sotto esame sono le plusvalenze realizzate con la Popolare: si parla di 10 milioni di euro in cinque anni. E nel conteggio vanno inserite anche le plusvalenze garantitegli dalla Hopa di Chicco Gnutti fra il 2000 e il 2001. Come mai questi ricavi? Alla Procura di Milano sospettano che i soldi abbiano a che fare con luscita di alcuni finanzieri - Gnutti, Roberto Colaninno e lo stesso Consorte - da Telecom nel 2001.
Gnutti si smarca. La vigilia di Natale i Pm hanno provato ad approfondire gli argomenti con Gnutti, ma il confronto con il finanziere bresciano si è rivelato deludente. Gnutti, reduce da un ricovero in ospedale e scortato in Procura da un medico, ha dato risposte generiche su tutti i fronti. E ha cercato di smarcarsi da Fiorani in quello che sembra essere il più classico degli scaricabarile. «Inizialmente - aveva detto Fiorani a proposito della scalata - avevo anche proposto di verificare la perseguibilità di una acquisizione che avrebbe coinvolto Abn Amro, parlavo di una possibile alleanza, la mia idea fu però subito bocciata da Gnutti che era in rotta con gli olandesi». Gnutti ha provato a ribaltare questa versione: «Non sono io il promotore della scalata», ha spiegato ai pm negando di essere stato il più ostile ad un accordo con gli olandesi.
Linterrogatorio è stato solo un assaggio. O poco più. Alla fine il suo legale, Marco Deluca, se lè cavata con una battuta: «Perché una deposizione alla vigilia di Natale? Perché porta bene». Insomma, lappuntamento è rimandato ai prossimi giorni.
I Pm a san Vittore. E domani e dopodomani verranno ascoltati ancora una volta a San Vittore Fiorani e Boni. Sabato scorso, i due hanno risposto per circa quattro ore alle domande dei Pm e hanno fornito chiarimenti su fatti inediti. Ma gli argomenti in agenda sono tanti e i magistrati non sono ancora soddisfatti di quel che la coppia ha raccontato. Dunque, si va avanti ad oltranza.
Intanto oggi si riunirà il consiglio di amministrazione della Banca Popolare Italiana: Lodi risponderà alle osservazioni della Consob a proposito del bilancio 2004. E presto verrà perfezionato il passaggio agli olandesi di Abn Amro della quota Antonveneta appena dissequestrata. Unoperazione da 2 miliardi di euro.
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