Oggi il figlio di Felìs del pont si opera. La pancia è gonfia, troppo. Allora bisogna giocare questa partita bastarda, non sai bene che tipo di avversario incontri, conosci appena la sua identità, non ne capisci i movimenti, sono perfidi, silenziosi, usa mezzi sporchi, comunque si può battere, si deve andare a vincere. Emiliano è il figlio di Felìs del pont, la trattoria sullAdda da tempo non è più dei Mondonico ma resta il rifugio dei ricordi, avverti la nostalgia nella voce adesso che deve dire altro ma serenamente, come se annunciasse la formazione: «Una tac, così, per controllare e scoprono (...)
(...) quella cosa lì, la vita cambia di colpo, vediamo». Vediamo, Mondo, vediamo che partita sarà questa. Mi hai detto, un giorno, che la nebbia ti è cara, sembra che non ci sia nessuno ma lei è presente, ti avvolge, quasi ti accarezza, la respiri e sai di esistere. La nebbia oggi non è così dolce, è un tulle che improvvisamente ha preso lesistenza, il football, lAlbinoleffe che hai rimesso in piedi e che adesso ti aspetterà affidando fiducioso la panchina al tuo secondo, Daniele Fortunato, infine lattesa dellalba.
Ogni tanto il calcio si ricorda di essere una fetta di vita normale, di uomini veri, non di eroi di carta. Cesare Prandelli alzò il braccio, erano i giorni di Roma; chiese scusa, lamore suo, Manuela, stava soffrendo, piegata dal dolore, Cesare non poteva continuare a soffiare, come un automa, dentro un fischietto o a disegnare le azioni di Totti e Cassano, si fermò dunque, per riflettere, confortare, pregare. Non fu inutile, fu bellissimo.
Edwin Van der Sar sembra un pupazzo, secco, alto, è il portiere olandese del Manchester United. Sua moglie, Anne Marie, venne presa da svenimento, era in casa, sola, unemorragia cerebrale le tolse la luce, per Edwin la porta del Manchester diventò la cella buia di una prigione, anche lui, come Cesare, chiese di fermarsi, sir Ferguson capì.
Il pallone seguita a rotolare, la folla urla, sbraita, sventola bandiere mentre la vita reale scorre altrove, gli affetti, la famiglia, i figli, gli amici. Larbitro fischia e la testa si scalda, il cuore va in tumulto. Quando giocava a football Emiliano Mondonico si faceva squalificare per andare al concerto dei Beatles. Per lui era una cosa importante, nessuno avrebbe immaginato che il ribelle sarebbe diventato docente. Chiedeteci pure chi erano i Beatles, ma chiedetevi anche chi è il figlio di Felìs del pont. A Emiliano piace lodore dellerba tagliata, Emiliano va a pesca sullAdda, il fiume è stata la sua sfida quando era uno sbarbato ribelle: «Mi è piaciuto vincerla quella sfida, proprio quando lAdda credeva di avermi battuto».
Emiliano ama la birra con una fetta di limone che lui prima ha strizzato su una cotoletta impanata, lo ricorda con quel tono di voce strano, quasi sghembo, sembra la predica di un parroco ma Mondo sa di football come pochissimi, legge le partite prima e durante. Questultima non stava scritta sul suo calendario ma, come sempre, ha tirato su le maniche della giacca e va a prepararla. Quando un uomo di sport si ferma ti prende un senso di smarrimento, se si tratta di un amico allora il campo di gioco si allontana, sparisce quasi e diventa improvvisamente un deserto, avresti voglia di rinfrescarti, di mordere qualcosa: nulla, sei solo, disarmato, come Emiliano nella nebbia sullAdda.
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