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La stanza di Mario Cervi

Caro Dott. Cervi, per ragioni anagrafiche scissioni e ribaltoni, cui i nostri onorevoli rappresentanti ci hanno da sempre abituato, mi lasciano praticamente indifferente. Ma sicuramente lei ricorderà un evento, che oggi si ripresenta alla ribalta per la sua straordinaria attualità. Cito a memoria e posso sbagliare date e numeri. Agli inizi degli anni Settanta i due anacronistici partiti monarchici, quello di Alfredo Covelli e quello di Achille Lauro, si rimisero insieme nel – ironia del nome! – Partito Democratico Italiano, poi Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica PDIUM che confluì nel Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Secondo le usanze della politica nazionale, qui l’ex PDIUM formò la corrente Democrazia Nazionale-Costituente di Destra, che si sentiva stretta nel partito di Almirante, tanto che alla fine del ’76 se ne andò, costituendo dapprima un gruppo parlamentare autonomo e poi un nuovo partito, dimezzando praticamente la consistenza numerica del MSI. Gli scissionisti cercarono in tutti i modi di agganciare la maggioranza, appoggiando la Democrazia Cristiana e i partiti del cosiddetto «arco costituzionale», ma non fecero i conti con il consueto scioglimento anticipato delle Camere e con il conseguente ritorno alle urne nel 1979. Nonostante cercasse alleanze - rifiutate - con quei partiti che pure avevano forzato la scissione, il «tradimento» di Democrazia Nazionale fu punito dagli elettori.

Essa non raggiunse lo 0,7 per cento, con nessun eletto. Lo stesso risultato si ebbe poco dopo, alle elezioni europee. La scissione, assolutamente verticistica, era stata un vero e proprio suicidio politico. Come si dice: a buon intenditor...
Roma

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