Caro Cervi, «La crisi è generale. Ne soffrono la Germania, lInghilterra, la Francia. Ne soffrono gli Stati Uniti che per la loro enorme forza produttiva dalle crisi sembravano al riparo, e ora invece contano milioni di disoccupati. Ma mentre in questi Paesi, da quando la crisi è cominciata, tutti, dalluomo politico allimprenditore, al più umile operaio, ne hanno preso coscienza e vi si sono sentiti coinvolti, noi italiani abbiamo considerato la crisi come un problema altrui e abbiamo seguitato a vivere e a consumare come se la crisi non ci fosse. Sono convinto che, a dispetto di qualsiasi predica, continueremmo a farlo anche nel prossimo anno, se potessimo. Ma il guaio è che stavolta non possiamo perché la crisi dai dibattiti politici e dai giornali, dovè rimasta per tanto tempo confinata, comincia a diffondersi fra la gente e a toccarla direttamente. Diceva il grande Einaudi che la scienza economica non esiste: esiste solo il buon senso applicato alleconomia. E il buon senso ci dice in questo caso due cose. Primo: che nel tunnel della crisi ci siamo cacciati perché da almeno un paio di decenni viviamo tutti al di sopra dei nostri mezzi, cioè consumando più di quanto produciamo. Secondo: che per venirne fuori bisogna fare esattamente il contrario, cioè lavorare di più e guadagnare e spendere di meno, ma tutti insieme, e non come al solito ognuno aspettando che sia laltro a farlo. Se ci rendiamo conto che questa è lunica ricetta per uscire dai guai, il futuro potrà essere anche più roseo perché io non credo che il piacere della vita consista nel guadagnare e spendere sempre di più: questa corsa pazza dietro il superfluo conduce non soltanto alla rovina, ma anche allinsoddisfazione perpetua». Queste parole di Indro Montanelli risalgono a venticinque anni fa.
Monfalcone (Gorizia)
Leggo su televideo e sui quotidiani: «una famiglia su tre a rischio spese impreviste». Strano.
Enzo Ruggieri
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