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Stasera Lazio-Juve Il Milan va a Livorno

Sfida al vertice. Lo scontro all'Olimpico è anche tra due filosofie opposte. E i 33 milioni di ingaggi biancocelesti sono lontani dai 115 di Buffon e soci. Milan in campo a Livorno: è l'ora di Huntelaar

Stasera Lazio-Juve
 
Il Milan va a Livorno

La strana sfida dell’Olimpico: una capolista attesa, un’altra più sorprendente. La Lazio cerca una vittoria mai arrivata in campionato nell’epoca Lotito (dal 2004 a oggi), ripensando all’ultimo positivo precedente di Coppa Italia. La Juve va a caccia dei tre punti che, come dice il presidente Cobolli Gigli, «aggiungerebbero all’ottimismo qualche ragionevole certezza».

Da Vecchia Signora è diventata Signora del mercato. Delle tre grandi del campionato, la società bianconera è stata l’unica a registrare un passivo (-37 milioni) dopo la campagna acquisti. Senza per altro aver intaccato il budget, in rispetto del Platini (ex idolo bianconero e ora presidente Uefa) pensiero. Ritocchi di valore nei settori giusti e un obiettivo nemmeno tanto nascosto: scalzare l’Inter dal gradino più alto del podio.

Anche la Lazio quest’anno ha dovuto chiudere il mercato con un segno meno (16 i milioni di passivo tra entrate e uscite). Tutta colpa (o merito in questo caso) dei 21 spesi per il riscatto del gioiello argentino Zarate. Che in patria, con il ct Maradona in disgrazia dopo gli ultimi deludenti risultati nelle qualificazioni mondiali, molti vorrebbero finalmente vestire con la maglia della Seleccion. Il «pesante» riscatto di Maurito («un investimento, l’ho scoperto io e tra qualche tempo avrà un valore ancora superiore», la giustificazione del presidente Lotito) è l’unica follia che il presidente biancoceleste, attentissimo ai conti, si è concessa dall’inizio della sua gestione.

La sfida dell’Olimpico di Roma metterà così a confronto due capoliste molto diverse. Una è la Juve, in costante salita di rendimento dopo il purgatorio della B legato a Calciopoli e che quest’anno ha fatto qualche sforzo economico in più per colmare il gap con la concorrenza. Quasi cinquanta milioni è costato assicurarsi l’asse brasiliano Felipe Melo-Diego chiamato a fare la differenza, altri due portare a Torino il terzino eroe del Mondiale tedesco Fabio Grosso. Per non parlare degli arrivi a costo zero di Caceres (oggi al debutto) e di Fabio Cannavaro (per lui un ritorno). Un mercato che ha acceso gli entusiasmi della piazza. In più la società bianconera vanta il terzo monte ingaggi della serie A (115 milioni, con Buffon vertice della piramide e un ingaggio di 5,5).

L’altra è la Lazio, sempre attenta al bilancio e alla «moralizzazione», termine caro a Lotito. Che in nome di alcuni principi (leggi contratti in essere da rispettare) ha «rotto» con gente del calibro di Pandev e Ledesma, sempre in rosa ma mai impiegati da Ballardini e ai margini del gruppo, e con il giovane De Silvestri, che ha chiesto e ottenuto la cessione alla Fiorentina. Oltre al colpo Zarate (che oggi sarà in campo dopo una settimana travagliata a causa del risentimento inguinale patito nell’amichevole di Saragozza), Lotito ha pescato Julio Cruz, ripudiato da Mourinho, che ha legato alla Lazio per una stagione con opzione per la seconda - circostanza che gli ha fatto vincere la concorrenza della Roma -. Poi gli arrivi di un comprimario (il corridore Eliseu) e di un portiere chioccia per Bizzarri dopo il divorzio con Carrizo. In totale circa 28 milioni spesi con il rammarico (della piazza) del mancato arrivo di un difensore centrale più volte annunciato. L’attuale rosa - compresi i ribelli Pandev e Ledesma - costa a Lotito circa 33 milioni di ingaggio, due dei quali vanno a Zarate, il più pagato del gruppo. Una rosa che ha fruttato già la conquista di un trofeo: la Supercoppa italiana conquistata a spese dell’Inter a Pechino.

La Juve sogna lo scudetto con una squadra davvero competitiva («È stato un mercato eccellente, tutti gli elementi che avevo chiesto ai dirigenti sono arrivati», le parole di Ferrara dopo il calciomercato).

La Lazio non punta certo al titolo ma ha già vinto, come ricorda sempre Lotito, quello del bilancio.

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