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Gli Stati Uniti ancora nel mirino di Wikileaks "A Guantanamo anche anziani e bambini"

Pubblicati 759 file, in cui si denunciano violazioni dei diritti umani: si parla di detenuti trasportati nel campo di prigionia in gabbie, di innocenti imprigionati per anni sulla base di dichiarazioni di prigionieri malati di mente o torturati. E almeno 200 terroristi ad alto rischio sono stati scarcerati

Gli Stati Uniti ancora nel mirino di Wikileaks 
"A Guantanamo anche anziani e bambini"

Washington - L’amministrazione Usa torna nel mirino di Julian Assange. Wikileaks ha infatti rivelato tutti i file segreti degli oltre 700 detenuti rinchiusi dal 2002 ad oggi a Guantanamo, nel campo di prigionia istituito da George Bush che Barack Obama ha tentato di smantellare, che ha ancora 172 detenuti ancora rinchiusi.

Le violazioni Tra le migliaia di pagine dei 759 file - che sono stati pubblicati da New York Times, Washington Post, Guardian e Pais - vi sono scritte nere su bianco verità di violazioni dei diritti umani già condannate e criticate in questi 10 anni. Si parla di detenuti trasportati nel campo di prigionia in gabbie, imprigionati per anni senza alcuna formale incriminazioni, sulla base di prove quanto mai labili o estratte con maltrattamenti quando non con torture vere e proprie. Dai file emerge infatti l’ossessione del Pentagono e della Cia dei tempi di George Bush nell’estrarre il massimo di informazioni dai fermati, anche con l’utilizzo di quei "metodi di interrogatorio" autorizzati dallo stesso presidente. E testimoniano come tra i detenuti vi sia stato un afgano di 89 anni, fermato e trasferito a Guantanamo per "numeri di telefono sospetti" trovati a casa sua. E un ragazzo di 14 anni trasferito solo per "la possibilità che conoscesse i leader talebani locali"

Le critiche del Pentagono Con una dichiarazione il Pentagono ha criticato la decisione "inopportuna" di pubblicare questo materiale, sottolineando che questi file, chiamati Detainee Assessment Briefs (Dabs) sono per loro natura sintetici e incompleti. "La Guantanamo Rieviw Task Force, istituita nel gennaio del 2009, li ha valutati durante la revisione delle informazioni sui detenuti", hanno detto il portavoce del Pentagono, Geoff Morrell, e l’ambasciatore Daniel Fried, inviato speciale di Obama per la questione dei detenuti, in particolare il loro trasferimento nei paesi d’origine e paesi terzi. La commissione creata da Obama per decidere quali detenuti scarcerare, in moltissimi casi dopo anni di durissima detenzione per motivi futili, quali trasferire in altri paesi e quali invece sono troppo pericolosi per essere liberati, in "alcuni casi è arrivata a conclusioni diverse da quelle del Dab, o ha aggiornato le informazioni contenute. Ogni file ottenuto illegalmente e diffuso da Wikileaks potrebbe non corrispondere all’attuale giudizio su un determinato detenuto".

Detenuti depressi e psicotici Quello che colpisce di questi file è che i detenuti non vengono classificati non solo per loro pericolosità, ma in base all’importanza delle informazioni che possono fornire, con una scala discendente dall’alto in basso: high, medium e low. Nei documenti analizzati dal Guardian emerge inoltre che ad almeno 100 dei detenuti di Guantanamo sono stati diagnosticate malattie mentali, di natura depressiva o psicotica. Molti - come del resto è noto - hanno tentato il suicidio o condotto lunghi periodi di sciopero della fame contro le condizioni di detenzione. Tutto ciò ha portato la reclusione per anni di soggetti innocui o poco pericolosi, mentre sono stati scarcerati 200 terroristi "ad alto rischio". Nei file, datati tra il 2002 e il 2009 e contenenti le schede di valutazione su un decennio di interrogatori di presunti terroristi, si sostiene infatti che un terzo dei 600 detenuti liberati o consegnati ad altri Paesi erano considerati molto pericolosi. Il New York Times ha inoltre riferito che dai file emerge che almeno 150 uomini transitati per Guantanamo erano afghani o pakistani completamente innocenti. Si tratta, fra gli altri, di autisti, contadini e cuochi finiti in prigione sulla base di omonimie o denunce inattendibili, ottenute dai prigionieri malati di mente o torturati.

Gli interrogatori Dai dossier emergono anche dettagli quanto meno curiosi del modus operandi degli ormai famigerati "interrogators", gli agenti dell’intelligence - spesso anche contractors - a cui erano affidati gli interrogatori. In un file di 17 pagine, dal titolo "matrice degli indicatori di minaccia dei combattenti nemici", è anche inserito come segnale rivelatorio il possesso di particolare modello di orologio Casio. "È noto che il Casio è consegnato alle reclute di al Qaeda che partecipano ai corsi di addestramento all’uso degli esplosivi in Afghanistan", si afferma. E tra gli indicatori di minaccia è inserito anche il collegamento all’Isi, il servizio di intelligence del Pakistan, sulla carta alleato di Washington nella lotta al terrorismo ma di fatto antico fiancheggiatore dei talebani.

Anche un giornalista tra i prigionieri Dai file arriva poi una rivelazione: un giornalista di al Jazeera è stato detenuto per sei anni a Guantanamo per poterlo interrogare proprio sull’emittente globale in lingua araba, per conoscere - si legge nel dossier - "i programmi di formazione del network, le strutture tecniche e le operazioni di raccolta di informazione in Cecenia, Kosovo e Afghanistan, compreso il modo in cui vengono recapitati i video di Ubl".

Vale a dire Osama Bin Laden. 

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