da Milano
Un «esercito» di lavoratori. Dispiegato sul territorio nazionale nel modo più disparato. Si potrebbe dire che la pubblica amministrazione italiana è già «federalista»: ci sono differenze enormi nel personale pubblico fra regione e regione; solo che le stabilisce il centro.
I dipendenti di Stato ed enti locali sono oltre 3 milioni e 350mila (al 1° gennaio 2007). Più di un terzo lavora nella scuola, un quinto nella sanità, pochi meno nelle regioni e negli enti locali, uno su dieci nei corpi di polizia, e uno su venti nei ministeri. In relazione al numero di abitanti, le regioni più legate allo stipendio pubblico sono tre delle cinque a statuto speciale (Valle dAosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia), poi Lazio e Molise, le due più «ministeriali». In fondo alla classifica il Nord, con scostamento percentuale (dipendenti pubblici su abitanti) altissimo rispetto alla media nazionale in Lombardia (-23,2 per cento) e Veneto (-15,2 per cento); e nettamente inferiore alla media anche in Piemonte ed Emilia Romagna.
Un milione e 146mila italiani sono impiegati nella scuola, fra insegnanti e personale tecnico. La Basilicata è la regione che ne conta di più: sono 1,7 ogni dieci abitanti in età scolare (dai 5 ai 19 anni). Affollate anche le scuole di Molise, Sardegna e Calabria (1,6). Le regioni più in affanno sono Veneto e Lombardia, che hanno rispettivamente 129 e 125 dipendenti ogni mille scolari. In Campania, Puglia e Lazio tassi inferiori alla media nazionale, che è di 135 dipendenti su mille potenziali destinatari del servizio scolastico.
I lavoratori dei corpi di polizia sono poco più di 326mila: 5,5 persone ogni mille italiani. Con una distribuzione geografica disomogenea. I più numerosi sono nel Lazio: 10,6 ogni mille abitanti. Valle dAosta e Molise contano fra otto e nove agenti ogni mille abitanti. La Calabria, regione critica dal punto di vista della criminalità, è quarta con 7,8. La Sicilia è al 6,2 su mille, la Campania al 5. Le regioni meno «presidiate» sono ancora Veneto (3,6) e Lombardia (3,4).
I servizi sanitari regionali più coperti sono quello valdostano e ligure (16,6 e 16,2 dipendenti per mille abitanti). Negli ospedali sono occupati anche molti toscani ed emiliani.
Preoccupa il deficit di personale delle aziende sanitarie campane e calabresi.
I ministeri impiegano circa 185 mila persone, nel Lazio - regione «ministeriale» per antonomasia - lincidenza maggiore sulla popolazione: 9,6 su mille. Per la seconda regione, il Molise, si deve scendere fino a quota 5 su mille. Larea meno «burocratizzata» è di nuovo il Lombardo-Veneto, dove dipende dai ministeri solo poco più di un abitante su mille (l1,2 in Lombardia, l1,7 in Veneto). Valori che sono circa la metà della media nazionale, attestata al 3,1 per mille.
Pochi ministeriali anche nel Trentino Alto Adige (1,3), ma per lautonomia speciale, che ha effetti evidentissimi nel tasso di dipendenti di regione ed autonomie locali. Fra Trento e Bolzano sono 42,6 su mille. In Valle dAosta 37,8, in Friuli Venezia Giulia 12,9. Le regioni meno impiegate negli enti territoriali sono Puglia (6,3 su mille), Veneto (7,5) e Lombardia (8).
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