Lo stilista diventa mago e inventa le follie del lusso

Ferrè si ispira alle nebbie milanesi e crea uno scienziato pazzo. Pignatelli guarda Oltremanica e propone un perfetto lord inglese

da Milano

Si butta addosso con la massima naturalezza una pelliccia di prezioso zibellino o di sofficissimo opossum. Oppure un cappotto di cashmere con un enorme collo di montone pettinato effetto scimmia. E se decide per un look più casual, ecco pronto il giubbotto di coccodrillo. Chi meglio di Gianfranco Ferrè può interpretare il lusso? Ma il lusso vero, quello che va oltre il modo di vestire diventando una scelta di vita, di educazione: il lusso della qualità. Come sempre, come è pure quando disegna la moda da donna (e lì è un’apoteosi) l’architetto esagera. Esagera in costruzione, stile, materiali. Come sempre è alta moda, anche da uomo. «Alchimia, ricerca, invenzione - spiega Ferrè - sono valenze che connotano il mio stile, senza sfociare mai in uno sperimentalismo gratuito».
Gli piace chiamarlo «uno scienziato pazzo», un uomo con un coté creativo artistico che porta gemelli con ragni e mosche d’oro brunito. Un alchimista capace di trasformare la materia: bufalo aerato e gonfiato, nappa laserata a scaglie, tela jeans spalmata effetto pelle. «Si arriva, senza difficoltà, al nuovo, al non ovvio, all’originale», continua. Che tradotto in capi significa cappotti di mohair o di pelle doppiati in cashmere, caban con l’interno in seta, parka di agnellino nappato, giacche trompe l’oeil, camicie con insetti ingranditi ricamati. Un lusso che ha un’ispirazione che non t’aspetti. «Milano sa ancora ispirare. Non c’è bisogno di evadere per creare. In questa collezione c’è la mia città, con le sue luci e le sue ombre».
Il lusso di Carlo Pignatelli, invece, trae spunto da un lord che ama giocare a polo: il lusso di chi può permettersi di avere del tempo libero, insomma. Sa perciò coniugare il country con lo sport, si veste con grande raffinatezza e senza nessuna forma di ostentazione. In questo, Pignatelli è davvero molto cambiato: finita l’era dei calciatori si inizia a parlare di eleganza. «È british di ascendenza e lord di elezione», spiega. E usa Oxford di cotone, Principe di Galles infeltrito, cashmere reso peloso dalla folatura, feltro e mohair oltre a ecopelle ed ecomontone. C’è il parka in tessuto tecnico stampato con il logo del marchio con interno in foca e l’abito in lana tecnica da viaggiatore con l’anima di nylon ingualcibile, ci sono i vestiti in velluto per la sera. È un lussuoso giovin signore, quello che veste Haute, griffe disegnata da Vincenzo De Cotiis. Un gentleman dall’aria nonchalant che, non a caso, punta sul blu. Cappotti e montgomery in tonalità avio, copiativo, polvere, chiusi da bottoni di vetro e oro, si accompagnano ad abiti smilzi scozzesi e pied de poule, in note modulate di grigio e di blu. Curiose le fodere di vecchi smoking ritagliate e applicate sui colli delle giacche di pelle o i polsi bianchi che sbucano dalle maniche di severi dolcevita, mentre sugli scolli a barchetta delle maglie di cashmere sono appoggiati colli di vecchie camicie da smoking.
Esce dal coro Frankie Morello. Lì il lusso è lo show, il divertimento, le gag continue.

Così, tra un capo e l’altro, in un autentico inno al rock anni Cinquanta, arrivano un coccodrillo di tre metri di lunghezza (finto), delle nuotatrici di nuoto sincronizzato che ballano in una piscina dipinta, un gruppo di podisti in gara, un trio musicale e chi più ne ha più ne metta. C’erano pure delle belle giacche in velluto, delle braghe in tartan, delle maxi maglie in cashmere, delle All Star ricoperte di Swarovski. Ma quella era tutta un’altra storia.

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