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Stop del Comune: no al nuovo campo rom

Moioli: «Non si costruirà nessuna struttura» Ma i negozianti, preoccupati, chiedono subito garanzie per il futuro e minacciano la serrata

Rom in zona Ripamonti, dietrofront del Comune. In via Vaiano Valle non sorgerà nessuna area attrezzata per i nomadi. Motivo? «Non si possono mettere i rom dove già ci sono» spiega l’assessore Mariolina Moioli ventiquattr’ore dopo aver invece sostenuto che lì, a due passi da via Ripamonti, «non si sta costruendo nessun nuovo campo nomadi». Come dire: una conferma della notizia preceduta dalla smentita della stessa, con tanto di passo indietro delle Istituzioni rispetto a quell’area privata offerta a Palazzo Marino da Salvatore Ligresti.
Dietrofront condiviso anche dalla Prefettura di Milano che sperava così di mettere un punto fermo rispetto ai settantuno rom sgomberati sempre in zona 5 e blindati - almeno fino a settimana scorsa, nella tendopoli di Opera. Niente da fare. Quel campo di via Vaiano Valle confina con un altro terreno occupato da centocinquanta profughi bosniaci, che non desiderano affatto essere i nuovi vicini di casa di altri rom. Sono stati infatti loro a lanciare l’allarme contro il nuovo insediamento: protesta allargata a residenti e commercianti supportati dal consiglio di zona, «i cittadini sono preoccupati e reclamano rassicurazioni certe da Palazzo Marino», con tanto di serrata dei negozi preventivata per i prossimi giorni. Dettagli contenuti in un’interrogazione urgente firmata da Matteo Salvini, capogruppo comunale leghista, che riceve dal vicesindaco Riccardo De Corato un invito «a non agitarsi perché fa solo danni». E mentre De Corato annota che «i lavori in corso riguardano solo il privato e non l’amministrazione pubblica», Alleanza nazionale chiosa che «collocare un campo nomadi nell’area di Vaiano Valle era scelta da irresponsabili, anche perché si scaricava sul già provato e abbandonato quartiere Vigentino le tensioni che le amministrazioni comunali e provinciali non sanno governare». Parole di chi - Gianfranco De Nicola, capogruppo provinciale An - reclama comunque «ipotesi di accoglienza non campate per aria e non a spese dei cittadini» che l’assessore regionale Davide Boni (Lega) spazza via: «A Milano non ci sono sconti per i rom, che non possono stanziarsi in quel territorio se non con un regolare permesso di tre-quattro giorni come previsto dalle legge».


E, dunque, la palla ritorna in Provincia, dove Unicredit - attraverso la fondazione Unidea - e la fondazione fiera si incontrano martedì per dibattere attorno alla capacità di convivere con la diversità. Con loro anche don Virginio Colmegna che continua ad ospitare tredici famiglie rom.

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