
Si torna a ragionare sul referendum cittadino che potrebbe sospendere la delibera della discordia, quella che prevede, dal primo ottobre, lo stop in area B a 75mila moto valutate inquinanti. Servono 15mila firme, ne sono state raccolte quasi 5mila (le ultime 700, cartacee, durante un banchetto all'Idroscalo). Dopo una partenza col botto, nel mese di marzo, quando si contarono più di 2.000 firmatari in 72 ore, l'iter ha subìto una serie di intoppi ma il suo promotore, Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d'Italia in Comune, è saldamente ottimista. «Va detto che ora il link per la raccolta firme funziona, aspettiamo a pubblicizzarlo perchè mancano ancora due passaggi formali. Che sono l'approvazione tecnica da parte delle direzioni Mobilità e Bilancio e la valutazione legale del Collegio dei Garanti (tutti organi che fanno capo all'amministrazione comunale)». Non è facile arrivare al link, perciò lo riportiamo per intero: https://.partecipazione.comune.milano.it/referendums/i-6
Sono due i quesiti e si possono firmare entrambi ma, sempre per intoppi alla piattaforma, non è più possibile commentare.
Cosa succederà nella seconda fase? «Coinvolgeremo i partiti con un succedersi di conferenze stampa, è importante che i consiglieri si esprimano: i democratici o i Verdi sono favorevoli o no alla circolazione su due ruote? Sulla mobilità si giocherà la prossima campagna elettorale e occorre essere consapevoli che lo scooter che questa giunta intende fermare perchè considerato inquinante verrà sostituito con l'automobile e, a fatica, con i mezzi pubblici. Dico a fatica perchè sono state cancellate 400mila corse». Cosa potrebbe accadere entro la fine di settembre?
«Mi auguro che, osservando quanto i residenti siano sensibili a questi temi, il sindaco Sala faccia un passo indietro, perchè vedrebbe il referendum come un plebiscito contro di lui. La mossa politica più opportuna per Sala è di posticipare lo stop delle 75mila moto al 2028, quando la palla passerà al successore». Ed è anche sulla mobilità milanese che si sfideranno i prossimi candidati alla poltrona di primo cittadino. «Velocizzando i tempi di percorrenza si potrebbe vivere agevolmente nell'hinterland e i prezzi delle abitazioni di Milano verrebbero finalmente ridimensionati: la città elitaria voluta da questa sinistra potrebbe avere le ore contate».
Le due ruote come mezzo democratico, dunque. Ma quanto inquinano? Mauro Ferraresi, motociclista e fondatore dell'iniziativa «Divieto, il cuore non si ferma», con una pagina Facebook seguitissima, riporta i dati di Arpa e gli studi del Politecnico: «Arpa ha chiarito che di ciò che compone l'inquinamento urbano, la benzina è responsabile del 7% del totale. Mentre lo studio del Politecnico ha evidenziato che, dell'inquinamento provocato dagli spostamenti, il 30% proviene dal consumo delle gomme e dei freni sull'asfalto; perciò le automobili hanno il doppio delle gomme di una moto e i veicoli elettrici inquinano allo stesso modo». Va poi aggiunto che in genere le moto non restano in coda e, a parità di distanze, impiegano meno tempo.
Intanto l'assessore alla mobilità Arianna Censi ha introdotto il «Move In» anche per le moto inquinanti.
Il dispositivo consentirebbe di circolare in Area B per 200 km all'anno: «Una presa in giro - ha commentato Ferraresi - che ci permetterebbe di fare un chilometro al giorno per un anno e chi lavora?». Già, sembra che la città elitaria possa fare a meno di chi lavora...