Storace incalza il vicepremier: «Deve chiarire, o sapeva tutto oppure l’hanno fregato i suoi»

L’ex ministro della Salute: una cosa simile capitò anche a me e lui chiese le mie dimissioni

da Roma

Sapeva, o, se non sapeva, c’è stata una manovra politica contro di lui e deve punire i responsabili. In ogni caso Francesco Rutelli, vicepremier e ministro dei Beni culturali «deve chiarire con trasparenza» la vicenda dell’emendamento Fuda sugli illeciti contabili all’interno del maxiemendamento alla Finanziaria passata attraverso la firma del numero uno della Margherita in Senato, Luigi Zanda, e partita alla Camera sempre da un esponente Dl, Emilio Delbono. «È capitata una cosa simile anche a me per l’accusa di spionaggio poi archiviata - spiega il senatore di An ed ex ministro della Salute Francesco Storace -, io mi dimisi da ministro e Rutelli fu uno dei più animosi nel chiederlo. In questi casi un ministro deve fugare ogni dubbio. La querela al Giornale è inaccettabile».
Onorevole Storace, Romano Prodi ha dichiarato che sta cercando il «mandante» dell’emendamento contro i reati contabili. Voi come vi muoverete?
«Personalmente depositerò domani al Senato un’interrogazione che richiamerà integralmente l’articolo di ieri (giovedì, ndr) del Giornale, che diventerà dunque un atto parlamentare. In questa situazione Rutelli non può permettersi il lusso di farsi saltare i nervi. Un comportamento del genere da parte sua si chiama intimidazione. Sono certo che ci ragionerà sopra. In casi come questi bisogna manifestare trasparenza. È lui che deve dire se sa o no dell’emendamento Fuda».
Rutelli ha detto di «non essere mai stato informato» dell’esistenza di quell’emendamento.
«Vorrei sapere se era a conoscenza che un suo deputato aveva presentato un emendamento quasi uguale a ottobre alla Camera. E se sapeva che al Senato aveva la firma del vicecapogruppo dell’Ulivo a palazzo Madama, Zanda, che credo che Rutelli conosca bene dati i numerosi incarichi che ha ricoperto con lui, anche durante il Giubileo».
Cosa dovrebbe chiarire Rutelli?
«Ormai è notizia pubblica che vi siano state riunioni per discutere i contenuti del maxiemendamento. Rutelli ha sicuramente delegato qualcuno della Margherita a trattare con il ministro Padoa-Schioppa. Sarebbe utile sapere chi ha delegato».
E se non fosse stato conoscenza dei lavori parlamentari né del contenuto delle riunioni al ministero dell’Economia?
«Allora, se non sapeva proprio nulla, è stato fregato dai suoi. È lecito, in questo caso, chiedere però quali provvedimenti intenda prendere nei confronti di chi lo ha incastrato, se si è fatto un’idea e ha informato di questo chi vuole scovare il «mandante». Rutelli deve rispondere anche a Prodi. Lo deve fare perché un Paese intero è rimasto attonito per un simile provvedimento che anche il presidente della Repubblica è stato costretto a firmare. Anche al capo dello Stato deve rispondere il vicepremier».
Potrebbe essere plausibile secondo lei che non sapesse?
«Credo che Rutelli non si debba offendere se qualcuno, in presenza di minacce alla stampa libera, gli dica di mettersi da parte. A meno che non ci dia i nomi dei suoi delegati a trattare con il governo. Può essere che sia stata una manovra del suo partito. Allora, visto che considera una “vergogna” l’emendamento Fuda, cacci gli svergognati. Questa è trasparenza».
Come andrà avanti secondo lei il caso Fuda?
«Mi sembra chiaro che qualcuno ci ha provato a far passare quella norma. Se fosse successo con il governo di centrodestra avremmo avuto qualche procuratore a caccia di notizie di reato. Sono sicuro che in questo caso non accadrà perché questo governo è trattato con i guanti dai magistrati».
Tornando a Rutelli, cosa gli chiede?
«Prima o poi deve rispondere. Si esponga in Parlamento e dica tutto quello che sa. La riunione del Consiglio dei ministri che ha abrogato il comma Fuda è durata venti minuti.

Spero che non sia stato un tentativo di coprire tutto in fretta. Ho già qualche dubbio su un decreto che abroga una norma già approvata (con la Finanziaria, ndr). Se questo serve a coprire responsabilità politiche che solo in Italia non sono penali credo che la misura sia colma».

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