Storace: «Visite mediche agli immigrati»

Enza Cusmai

Un cordone sanitario alle frontiere. Ieri, a Firenze, il titolare del dicastero della Salute ha lanciato la sua proposta senza mezzi termini. «Bisognerebbe sottoporre gli immigrati che chiedono il permesso di soggiorno a una visita medica. Non per cacciare chi sta male - sia chiaro - ma per curarlo».
Il problema posto dal ministro non è campato per aria. Malaria, tubercolosi, parassitosi, sono malattie ricomparse con l’arrivo di massa degli immigrati. E, senza creare allarmismi ingiustificati, un monitoraggio è più che necessario. Quanto meno iniziale. Per questo Storace incalza: «Questo è un dovere di uno Stato civile. È ovvio che ci sarà qualcuno che strillerà. È un modo, invece, di dare una ulteriore garanzia ai cittadini italiani e agli immigrati».
E qualcuno che strilla c’è davvero. Anzi, che grida allo scandalo. «Il ministro della Salute si preoccupi di “curare” il razzismo e l'antisemitismo dilagante di certi ultrà invece di agitare impropriamente temi di salute pubblica che non conosce» ha dichiarato Rosy Bindi, responsabile politiche sociali della Margherita. Che poi aggiunge: «Gli immigrati regolari per essere assunti devono sottoporsi alle visite mediche ed essere assicurati dall'Inail. Se invece Storace pensa ai lavoratori clandestini, molte indagini hanno dimostrato che queste persone arrivano in buona salute e si ammalano in Italia proprio per le condizioni di abbandono e di privazione in cui spesso sono costretti a vivere e lavorare. È evidente che Storace sta facendo una volgare campagna elettorale alimentando la paura e la diffidenza nei confronti degli immigrati».
Non piovono solo critiche sulla testa di Storace. Il ministro per le Riforme istituzionali e la devoluzione Roberto Calderoli sostiene il collega di governo. «Non posso che condividere la proposta lanciata dal ministro Storace». «Del resto è esattamente quanto previsto da una mia proposta di legge che ho presentato alcuni anni fa - prosegue Calderoli -. L'iniziativa voleva evitare che gli immigrati potessero fare da veicolo per malattie infettive che, da anni, erano solo un ricordo dalle nostre parti e che, invece, sono tornate in auge con tutti i rischi del caso».
E in effetti i dati confermano un aumento di malattie «dimenticate». Ma c’è da aggiungere che spesso sono le precarie condizioni in cui vivono gli immigrati nel nostro paese a riattivare vecchie malattie, per esempio, la tubercolosi, che in Italia erano quasi scomparse. E alcune patologie, come la malaria o la parassitosi intestinale, sono aumentate negli ultimi anni.
Ma questo ovviamente non è un dato che deve scatenare la caccia all’untore. Molti immigrati vivono in condizioni di sovraffollamento, in ambienti umidi e malsani, hanno un’alimentazione carente. Ancora più drammatica la situazione degli immigrati irregolari, che non possono o hanno paura di rivolgersi al sistema sanitario nazionale e quindi non hanno nessun tipo di assistenza.

C’è poi il capitolo malaria che colpisce molti extracomunitari provenienti da aree dove la malaria è endemica che periodicamente tornano a visitare i loro familiari. Infatti, se il cittadino europeo, andando in Africa, si preoccupa di fare la profilassi antimalarica, l’africano che torna al suo paese non ci pensa per niente.

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